RECENSIONI: Marcela Serrano | Nostra signora della solitudine




La quarta di copertina recita:
Storia di due donne profondamente diverse ma unite da una linea sottile che le lega nel dolore, nella speranza e nella solidarietà.

La storia.
Nel caldo torrido dell'estate cilena,Carmen Lewis Avila, scrittrice di grande successo, scompare. La polizia archivia il caso ma Rosa Alvallay, investigatrice privata, ottiene l'incarico di ritrovarla.

I presupposti per intrigare con un giallo al femminile ci sono tutti. Ma vengono ben presto disattesi.
Si sente un tale livore nelle parole di Rosa riguardo i vari personaggi che interroga, tale da rendere la lettura, in alcuni passaggi, irritante.
Non importa che Rosa si imbatta in donne o uomini, in familiari o amiche, tutti sono disprezzati. Ognuno di loro presenta caratteristiche diverse ma negative.
Tuttavia, il solo, vero personaggio negativo è C.L.Avila, la scrittrice scomparsa, la sola che la Serrano giustifica ed esalta, fino a considerarla un modello di donna.
Arrivato in prossimità di pag 100 continuo a chiedermi perché Marcela Serrano riscuota tanti favori dal pubblico femminile. Certo, è una donna e donne sono le protagoniste del suo romanzo, ma non basta questo.
Finalmente scopro il perché.

Primo trucchetto
La Serrano ricorre ad un abile trucchetto, trucchetto al quale uno scrittore non dovrebbe mai ricorrere.
A pagina 97 la Serrano scrive, riguardo la protagonista: “ Ma ora ecco qualche mia caratteristica…” E nelle successive tre pagine descrive una donna comune nell’aspetto, anzi un po’ in carne, che non riesce a dimagrire malgrado i buoni propositi, parla di aspirazioni fallite, della propria malinconia, di un marito ingombrante, dell’impossibilità reale per una donna di essere totalmente indipendente e così via.
Chiude con un colpo da maestra. “Devo mettermi nei panni di C.L. Avila perché malgrado le differenze anche lei è una donna obbligata a sottomettersi”. Sottomettersi a chi e come e quando non si sa, almeno non c’è scritto nel romanzo.
Guardate quanti temi cari alle donne. Chiaro che la leggeranno. Tre pagine zeppe di cliché nei quali ognuna troverà elementi nei quali identificarsi, tanto più che sono riportati in modo così generalizzato.
Un vero scrittore avrebbe dovuto far emergere queste caratteristiche nella protagonista, lentamente, mostrando in che modo il marito è ingombrante, perché lei è malinconica, per quale motivo lei non riesce ad essere totalmente indipendente e perché questa mancanza di indipendenza sia legata all’essere donna.
Un processo di identificazione con la protagonista che deve maturare lentamente, pagina dopo pagina.
Invece no, la Serrano elenca queste caratteristiche come se stesse facendo la lista della spesa. Troppo facile.

Secondo trucchetto.
La Serrano ci dice che la donna scomparsa, C.L. Avila, soffre di depressione. Tutti noi soffriamo di depressione, prima o poi. Solo che qui è diverso, perché C.L. Avila è una stronza di prima categoria e il solo modo che la Serrano ha di renderla simpatica è il compatimento, che raggiunge il suo climax nelle ultime pagine. Dopo aver abbandonato il figlio per girare l’India alla ricerca di se stessa per lenire il dolore dell’abbandono dei propri genitori, e quindi dopo averci detto che ha seri disturbi mentali che la portano ad abbandonare a sua volta il figlio, ecco arrivare il trucchetto.
La protagonista viene violentata da un gruppo di uomini.
Il lettore non ha così il tempo di pensare. C’è spazio solo per il compatimento.
Questo mi fa pensare che il personaggio della scrittrice di gialli sud americana C.L. Avila sia in realtà proprio lei, la Serrano. Solo così si giustifica il continuo proposito di perdonarsi,
Il tutto dà l’idea di un camino volto a cercare l’indulgenza, se non il perdono, da parte del lettore, e di se stessa.
Tutte le azioni compiute, l’aver sposato un uomo che non ama solo perché le garantisce sicurezza per poi abbandonarlo, l’aver lasciato il figlio per cercare se stessa in oriente, usare il denaro della famiglia del marito e nel contempo disprezzarlo, il suo isolamento, gli scatti d’ira ingiustificati, tutto questo tratteggiano una donna profondamente egoista e anaffettiva che però la Serrano fa assurgere a simbolo del riscatto sociale della donna. Ma quale donna? Di certo non delle madri, delle mogli, delle compagne, delle amiche, delle donne di cuore, delle professioniste, ossia di tutte quelle donne che nulla hanno a che fare con la protagonista.
Il romanzo avrebbe dovuto avere un titolo diverso "Amore, questo sconosciuto". Non solo l’amore nei confronti di un partner ma amore per la vita.
Romanzo vuoto, con una protagonista femminile bidimensionale (l'investigatrice) e un mistero che altro non è se non il mancato tentativo di riscattare una figura femminile pessima, isterica, egoista e desolata.


Titolo: Nostra Signora della Solitudine
Titolo originale: Nuestra Senora de la Soledad
Autrice: Marcela Serrano
Genere: Giallo
Editore: Feltrinelli – I Narratori
Prezzo: € 12,91
Pagine185
Traduzionee Michela Finassi Parolo

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