Un
giallo supportato da una squadra di livello, costituita da tre abili donne: il
suo agente e le sue editrici, Chantal ed Eliana abili nello scovare scrittori
capaci e di talento, che ben poco concedono alle mode e alle lusinghe di un
mercato editoriale sempre più privo di contenuti.
Ma
passiamo al romanzo.
L’impianto
è quello di un giallo classico, per quanto molti, compreso l'editore, considerino l'opera un thriller psicologico. La parte psicologica è forte, tuttavia, amio parere, una vittima e l’indagine per scoprire il
colpevole collocano il romanzo nel genere Giallo.
Molti sono gli elementi che il capace Massimo Rossi esplora: i legami familiari, il rapporto di coppia, il tradimento, la fede religiosa, la menzogna, la complicità, il razzismo, la diffidenza, la disabilità, l’uso di sostanze stupefacenti, l’ipocrisia, l’omosessualità maschile e femminile, la comunità, l’elemento psicologico.
Molti sono gli elementi che il capace Massimo Rossi esplora: i legami familiari, il rapporto di coppia, il tradimento, la fede religiosa, la menzogna, la complicità, il razzismo, la diffidenza, la disabilità, l’uso di sostanze stupefacenti, l’ipocrisia, l’omosessualità maschile e femminile, la comunità, l’elemento psicologico.
Eppure,
tutto questo si esplicita solo al termine del romanzo. Nel corso della lettura,
infatti, questi elementi scorrono via fluidamente, non emergendo dalle pagine
ma mostrandosi con discrezione, appartenenti non a personaggi, bensì a persone.
Persone che inizialmente mostrano una maschera unidimensionale, permettendo al
lettore un'immediata collocazione e riconoscibilità, per poi svelare la propria
complessa psicologia.
Un
aspetto mi ha colpito, il non uscire mai fuori dalle righe.
368
pagine nelle quali la scrittura di Rossi è salda e sicura. Non una sbandata,
una leggerezza, un’ingenuità tipica delle opere prime. Struttura e dialoghi
sono sempre ben calibrati.
Notevole
lo sviluppo dei personaggi femminili, per i quali è necessario spendere qualche
parola in più. Sia la protagonista che le coprotagoniste mostrano una
complessità mai raggiunta dai protagonisti maschili. L’indagine psicologica è
profonda. Le prime vittime sono le donne, ma sono anche quelle capaci di
riscattarsi ed evolversi. Le sole capaci di ascoltarsi e comprendersi, come
anche di soccombere a se stesse. La protagonista, Helena, incaricata delle
indagini, è il personaggio più forte, ma la sua forza è messa al servizio dei
più deboli. Una forza mai ostentata, mai declamata ma presente. Un personaggio
del genere in mano a un altro scrittore avrebbe rischiato di diventare una macchietta.
Prima o poi una battuta da super eroe sarebbe sfuggita. Non a Rossi, capace di
dosare con perizia ogni parola.
Interessante
anche la capacità dell’autore di dirigere con sicurezza decine di personaggi.
Davvero molti. Eppure non capita mai di perdersi tra le decine di nomi. Nomi
vagamente nordici, che non ci danno nessuna indicazione certa sull’etnia, tanto
meno del luogo nel quale si svolge la storia. Eppure non si avverte il bisogno
di saperlo, perché la comunità montana nella quale si sviluppa il romanzo non è
un “non luogo” bensì una località che tutti, almeno una volta, hanno
frequentato. C’è la sensazione di sentirla come familiare, riconoscibile.
La
storia scorre fluida, sembra quasi un racconto e non un romanzo di 368 pagine.
Un
solo appunto: la difficoltà nelle prime tre pagine di permeare la storia. Tre
pagine nelle quali l’elemento naturale e paesaggistico sembra predominare. Del
resto il titolo “L’ombra del bosco scarno” a questo elemento rimanda. Tuttavia
il luogo è solo apparentemente protagonista della storia, nella quale
predominano le emozioni violente e i sentimenti. I veri protagonisti sono l’uomo
e la donna, con le loro fragilità e le loro paure.
Lettura
consigliata.
Titolo:
L’ombra del bosco scarno
Autore:
Massimo RossiEditore: Scrittura & Scritture
Pagine:368
Prezzo: € 15,50