Moscow's Fury di Sam Stoner
Ebook 2012
Euro 1,99
Atlantis - Lite Editions
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Dalle
mie ombre è nato Kirill Sivanicov, un giovane sbandato che vive le sue giornate
nel distretto di Kuz’minki, uno dei quartieri più degradati della capitale
russa, fra risse, assunzione di droghe e alcol e sesso occasionale.
Kirill,
destinato per nascita a ingoiare merda e per destino a restituirla sotto forma
di rabbia. Rabbia che a soli 16 anni lo porta a sfondare il cranio di un infame
con una barra di acciaio, e poi di sopravvivere in uno dei più duri
penitenziari di Mosca.
Kirill
ha la violenza sulla pelle, sono le cicatrici
guadagnate sulla strada in risse
e vendette.
Le sue
mani sono sporche di sangue, un sangue ostentato con orgoglio, un sangue che
gli permette di essere rispettato e salire di grado nella scala sociale della
delinquenza di Kuz'minki, di avere tutte le donne che vuole e i gioielli che
desidera.
In quel
lembo disperato di terra dove vive, uccidere è il solo modo di sopravvivere, ma
non sempre le cose vanno come dovrebbero, soprattutto se nel suo cuore resiste
ancora un barlume di amore. Amore per la sorella, sua unica famiglia. È vero,
lei si prostituisce per vivere ma è pur sempre sangue del suo sangue e quindi nessuno
può mancarle di rispetto, nessuno può farle del male. Pena: la morte. Ed è in
questa follia di vendetta che il mondo di Kirill si sbriciolerà in mille
schegge letali.
Sam Stoner
ANTEPRIMA
“Che la mia vita
fosse una merda lo sapevo.
Ma non potevo
permettere a nessuno di dirlo.
Né potevo
permettere a nessuno di incasinarla più di quanto già non fosse.
Mi chiamo Kirill
Sivanicov.
Un nome del cazzo,
lo so. Ma questo mi ha dato mia madre. Forse perché quando sono nato avevo già
la faccia da sbandato che ho adesso. Senza le due cicatrici, però.
Una sul
sopracciglio destro a ricordo della mia prima rissa in un bar. L’altra vicino
al labbro superiore. Sei punti di sutura messi a caso da un dottore fresco di
scuola. Mi aveva preso per un pupazzo su cui allenarsi. Il taglio era il regalo
di uno dei vecchi. Erano le prime bevute, le prime scopate e le prime risse. Mi
sentivo un dio, pensavo di poter mettere a posto tutti. Feci lo stronzo con
Anrej. Tempo dieci secondi e mi trascinò giù spingendomi il viso nel fango.
Imparai a portare rispetto ai vecchi e soprattutto ad agire e parlare poco. Se
devi dare una lezione a qualcuno fallo e basta.
Mosca è la mia
città. Ma non è quella dei turisti o dei pezzi grossi che girano con l’autista
per le boutique importate dall’Europa sulla Stoleshnikov Lane. È quella che
nessuno vuole vedere, popolata da vite a termine. Vite come la mia...”
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