Ho visto Sam Stoner, quel gran figlio di... di Harlaan McFarlan

Era una notte di Agosto.
Ero appena uscito da uno sballo di alcool e fica nella villa di un caaaaro amico di cui per ovvie ragioni non posso fare il nome (alcune ragazze erano poco meno che minorenni! Ma con un culo...).
Erano circa le tre quando guardai le lancette del mio Rolex nascoste dietro raffermi Schizzi di Liquidi Organici sparsi un pò dovunque: sul quadrante, sulla pelle, su un desiderio ancora urlante e fremente ma davvero un pò troppo stanco per ulteriori smaneggi, sbevazzi e scazzi. Erano circa le tre dicevo, così decisi di andare. Inforcai una serie di stipiti dei più stravaganti stili e dimensioni e mi ritrovai fuori della magione, su rabesco e ruvido asfalto.
Non c’è che dire. Era proprio una gran notte quella. Fresca, tersa e di una così gradevole gentilezza da sperare che per quel giorno il sole se ne restasse a sonnecchiare per qualche altra ora dopo l’alba.
Non potevo che farmela a piedi. Del resto si trattava solo di qualche miglio e mi sarebbe servito per far svaporare i densi fumi etilici che continuavano a stringersi intorno alla testa, con una morsa più stretta delle calde e lisce cosce di quella biondina tutto fuoco... Alina... Alicia... Aspetta, com’è che si chiamava...? Va' un pò a ricordarne il nome... Mah! Non importa. Ciò che conta è che i piedi cominciarono a muoversi. E io dietro loro. Mi sembrava stessero andando nella direzione giusta. Ma in fondo chi può dire quale sia?
Ad ogni modo camminavo e questo era già abbastanza nelle condizioni in cui mi trovavo. Camminavo e contemplavo quel cielo chiedendomi come cavolo avesse fatto a diventare più rosso del buco del culo di Jemina, Oh Jemina! Il tuo nome non lo scordo di sicuro. Che corpo! Che donna! Che culo!
Ero completamente immerso in quella contemplazione culoastronomica quando avvertii l’impellente bisogno di fare quella che si apprestava a diventare la più gran pisciata della mia vita.
La strada era... Be’... La tipica strada provinciale del nord California, di quelle costeggiate da entrambi i lati da una fitta boscaglia.
Mi avvicinai al ciglio sulla destra e lo tirai fuori, ma non appena cominciai a scrosciare vigorosamente nel silenzio di quella rubineggiante notte, fui catapultato in una delle urlanti pagine di Stephen King! Anche se per un momento mi vidi come pezzo di apertura in cronaca nera e persino tra i necrologi della edizione del mattino del Sentinel.
Successe che mentre caldeggiavo il mio docile e appagato prepuzio, una strafottuta ombra sbucò fuori dall’arbusto cavo di una vecchia quercia, proprio lì vicino, a due passi da me, facendomi trasalire, impietrire, scattare, urlare.
Letteralmente ra-ggo-mi-to-lare. Altro che prendere un pò di fresco. Mi arrivò addosso l’intero Circolo Polare Artico!
Pensai fosse un orso. Un cinghiale. Un cazzo di lupo mannaro pronto a sbranarmi. Per lo spavento feci un tale balzo indietro da cadere a terra sulla schiena, tenendo gli occhi incollati su quella minacciosa ombra mentre il mio fottuto orpello continuava a schizzare liquidi ovunque: a terra, sull’asfalto, sui pantaloni, sulla camicia... Del tutto noncurante di quello che stava accadendo. Di quell’imminente pericolo che gravava torvo e ansimante proprio sopra di noi.
“Come butta Harlaan ?”
Furono queste le bestiali parole che proruppe quell’essere con una voce che sembrava avesse rubato ad un sepolto vivo dopo ore di strepiti e disperazione e straziante pianto in procinto di crepare asfissiato. E poi... accadde quello che più temevo: semplicemente l’inevitabile e logico seguito di quella scena stronca cuore: l’ombra cominciò ad avanzare. Solo due lenti, implacabili, decisi passi e il suo viso si accese di Luna.
“Sam Stoner?!” Era proprio lui. “Ma che cazzo ti salta in mente? Nasconderti in quel coso... Mi hai fatto quasi venire un infarto!”
E Sam, tutto tranquillo, come se ci trovassimo davanti ad un cognac a parlare di letteratura e fica mi fa’: ”Ma l’hai infilato in trita rifiuti? E' tutto... spiegazzato, ciondolante e... per la miseria Harlaan è più rosso del buco del culo di Jemina!”
Buttai un’occhiata e... aveva proprio ragione. Certo che quella Jemina...
“Ti faccio causa brutto stronzo, ti faccio finire sotto un ponte a scrivere necrologi!”
Fu la prima cosa che ci venne in mente, me e il mio batacchio tutto sorridente e appagato per la sgorgheggiante mingitura appena terminata.
“Perché sabato non fai un salto da me Harlaan? Do’un party. Sono venuto a portarti l’invito.”
“Invito!? A quest’ora di notte?? Ma... tu sei pazzo! Sei un fottuto psicopatico del cazzo! Ecco cosa sei!”
“Scusami per lo spavento. Ma lo sai, le entrate ad effetto sono il mio forte.”
E mi sparò in faccia quell’agghiacciante sorriso scuoia anime insieme ad una busta chiusa con un nastro di seta rosso.
“Vaffanculo Sam!”
Gli urlammo contro io e il mio rubicondo cincino, immersi fino al collo in una catramosa poltiglia di paura, rabbia, stupore e vivido risentimento. Dopo di che quello stronzo di Sam si rinfilò nel tronco e... be’, semplicemente scomparve.
Da allora non l’ho più visto.

(Malibù, California)



Commenti

Maria ha detto…
Letto e riletto piu volte...a questo punto mi domando:Chi è Harlaan McFarlan;)