La lettura procede spedita fin
dalle prime pagine.
Tutto in questo racconto di
circa 100 pagine fila via liscio: la storia, l’indagine, il ritmo, la caratterizzazione
dei personaggi: la protagonista è ben definita, il commissario, ironico e
cinico, non si sbrodola mai addosso come spesso accade in altri romanzi (non di
Mundadori ma di alcuni che pubblicano. Chiamarli scrittori significherebbe
sputare in faccia al noir.)
Qualche parola in più bisogna
spenderla per il personaggio del bambino.
I bambini sono dei rompicazzi
micidiali, complicati da gestire in questi contesti, di solito sono usati per
giustificare ingenuità proprie della storia facendoli agire come adulti o ancor
peggio si attribuiscono loro dei lampi deduttivi estranei al mondo
fanciullesco.
Fabio invece tratteggia con onestà
e coerenza il bambino, non è funzionale alla storia, né fa parte. È un bambino
sveglio, ma pur sempre bambino. E Fabio lo sa bene.
Qualche parola in più avrebbe
invece dovuto spenderla Fabio su Occhi viola, la protagonista, personaggio
complesso, la cui psicologia emerge quasi sempre attraverso le sue azioni. Il
che va bene, ma sarebbe stato necessario scrivere dei capitoli in flashback. Occhi
viola, nel finale, sorprende con decisioni e azioni forti e apprezzabili.
Badate, parlo di sorprese non di colpi di scena, quelli che arrivano sulla
pagina come conigli estratti dal cilindro dal mago/scrittore di turno. Per
fortuna Fabio non ha seguito corsi di magia e così ogni evento narrato è
sorretto da una ferrea logica, una struttura che mai sbanda e personaggi
coerenti.
Riguardo la struttura.
I capitoli sono molti. Alcuni
di un paio di pagine. E quelli dedicati a Occhi viola sono da questa narrati in
prima persona. Il tutto però funziona. Si tratta di un montaggio
cinematografico che tiene alta la tensione e non confonde mai.
Lo stile è asciutto e al servizio
della storia. Fabio si concede qualche licenza letteraria solo nell’incipit,
licenza ben riuscita, una scrittura che è nella sua penna eppure Fabio non
indulge, come molti altri scrittori italiani di thriller, nelle descrizioni. Descrizioni
che detto tra noi spaccano le palle al lettore. (Vedi la descrizione dei fiori
nel giardino del laboratorio della scientifica nel primo romanzo di Faletti.
Pagine degne di essere presenti in un manuale di giardinaggio.)
Il finale prevede esplosioni e
sparatorie, risse e fughe. Molto alla Die Hard, come dice lo stesso Fabio. Tutte
scene ben scritte, con un ottima tempistica e un ritmo capace di accompagnare l’azione.
La mia scena preferita resta la fuga del bambino e la successiva caccia. Davvero
ben scritta.
La tensione e l’azione sono
due elementi che Fabio sa dosare al meglio, tra un proiettile, un’esplosione e
un corpo a corpo, ciò che rimane in primo piano sono sempre le emozioni dei
personaggi.
Fabio Mundadori (Foto di Cinzia Volpe) |
Lettura consigliata.
Occhi viola
Fabio Mundadori
Ego Edizioni
pag. 100