Giovedì 21 marzo. Ore 18. Biblioteca Borghesiana.
Un ex stalla. Pregevole
costruzione riqualificata. Un’oasi culturale nel mezzo di una sempre più
violenta desertificazione mentale. Silvio Cinque è la mia guida. Silvio Cinque
il maestro di cerimonie. Capelli canuti e un entusiasmo da adolescente. Soprattutto
passione. Passione per la propria missione: allevare i bambini del quartiere a
suon di libri e farne teste pensanti e non carcasse logore di arrivismo.
Dopo di me, colui deputato a
presentare, arriva l’autore con famiglia a seguito. Poi arriva la platea. Occhi
curiosi, occhi che hanno letto molto. Sarà una passeggiata fargli piacere il
romanzo, sarà complicatissimo mantenere viva la loro attenzione, ma sono
preparato. Ho messo da parte tutte le emozioni che Gli anni belli mi hanno donato. E con le emozioni non si scherza.
Basilica S. Lorenzo, 1930, Roma |
Si parte. Sfodero i primi assi
nella manica. Coinvolgo l’autore. Cito pagine inaspettate. Leggo periodi che
spiazzano, periodi che narrano dell’emozione dei protagonisti e poco della
storia. Perché Gli anni belli è prima
di tutto Emozione e solo dopo una storia.
Pagine che scorrono veloci
sotto lo sguardo impaziente. Parole, migliaia, che creano universi fino allora
sconosciuti. Parole che costruiscono il ricordo di emozioni. Le strade di Roma,
il suo cielo al tramonto che sembra dipinto di fresco, il quartiere di San
Lorenzo con le botteghe aperte e le donne sedute a parlare e sparlare del
quartiere e di chi ci abita, estranee a tutto il resto, perfino alla guerra. L’odore
dei panifici e del pane caldo, il profumo del latte messo a bollire al mattino
e che si diffonde per casa.
Codifica sensazioni e ricordi.
Ecco cosa fa Marco Proietti Mancini, attinge alla memoria di ognuno, a un
quotidiano a volte perso e che meriterebbe essere recuperato per poi adagiarlo
sulle pagine, come farebbe un padre con il figlio che dorme, attento a non svegliarlo,
attento a preservare i suoi sogni. La famiglia prima di tutto.
Gli affetti che diventano pilastri di una vita altrimenti incomprensibile.
Emoziona la sua scrittura. Ma
non si tratta dell’emozione di un cadavere che penzola da un palazzo, è quella
più delicata e quasi impalpabile dell’amore profondo. Quella che non si
dimentica più.
Biblioteca Borghesiana, Roma |
Lui, Marco, inganna chi legge,
suggerisce una storia tra due giovani innamorati per poi rivelare, solo alla
fine, l’affresco di molte vite, l’abbraccio che non molla la presa delle sue
parole. Ed ecco arrivare la speranza, il sogno, il tornare bambini e diventare
adulti, i riti di passaggio, gli addii, il ritrovarsi, il vibrare di anime e di
speranze.
Alla fine capisco che non devo
convincere nessuno a leggere questo romanzo, posso suggerire di farlo,
sottovoce, quasi geloso di condividerne l’emozione. Un sussurro che ognuno in sala
coglie. Perché si sa, i sussurri del cuori non si perdono mai.
Gli anni belli
Marco Proietti ManciniBrossura
Pag 420
Edizioni della Sera