OMA - “L’amore questo bastardo”, e-book di Sam Stoner, racconta di un single per scelta, che mai rinuncerebbe al silenzio di casa sua, né al vuoto che gli infonde il portarsi a letto “un’estranea a settimana”. Lui, fervente cattolico, é più rassicurato a sperimentare con la moglie del suo migliore amico, anch’essa cattolica praticante, tutte le posizioni del kamasutra.
Grazie alla giornalista Bruna Alasia per la sua recensione pubblicata sulla testata Dazebao News. E' riuscita a mettere in evidenza alcuni importanti elementi della storia che mi sono divertito a narrare. Al di là delle battute e dell'ironia ha colto la profonda tristezza dell'uomo single, lontano dall'amore.
"Roma - Incontro con Sam Stoner, quanrantenne che si affaccia alla ribalta dei nuovi scrittori, in un pomeriggio di pioggia. Ha un'aria riservata e inglese, così diversa dalla maschera della sua pagina facebook che, attraverso stimolanti argomenti di discussione,calamita folle di fans, soprattutto donne..."
Non vale. Così si gioca sporco. Una vera imboscata in stile Stoner. Sì, un'imboscata per farmi parlare di me. Complimenti alla giornalista Bruna Alasia per essere riuscita a sfoderare il suo fascino, oltre alla professionalità, e avermi fatto vuotare in parte il sacco su me stesso. Che volete, il mio ego è particolarmente sensibile agli apprezzamenti.
Ciao, Sam, gran figlio di puttana.
Come butta? So che ultimamente hai battuto la fiacca. In questo blog ci sono le
ragnatele, possibile che tu non abbia nulla da dire? Non credo. Ce l’hai eccome. Solo che faresti
incazzare un casino di persone se scrivessi quello che pensi. Meglio tacere? Quindi,
non mi chiederò il perché dell’assenza di recensioni di romanzi Crime italiani.
Non mi chiederò perché alcune stronze scrittrici italiane non compaiono più nei
tuoi post.
Né mi chiederò dell’assenza di
culi e tette. Non ti sei infrocito, solo che il tuo cuore ha preso parecchie
legnate ultimamente. Non provare a negare. Ho le mie fonti. Poi non pubblichi
qualcosa a tuo nome da molti mesi. E non dirmi che le questioni di cuore ti
hanno distratto.
Uno scrittore non si distrae
mai. Così dicono i burocrati della parola, quelli che vanno a peso, quelli che
scrivono dalle 18.10 fino alle 19.49 ogni giorno mentre guardano qualche
trasmissione televisiva. Tu invece sei in balia del tuo umore, se fossi donna
saresti in fase pre-mestruale permanente. Per tua fortuna, invece, le follie
caratteriali femminili ti limiti a subirle. Che gran botta di culo…
Copertina italiana
Tornando ai libri, mi sembra
che l’ultimo romanzo che ti ha intrattenuto sul water sia Joyland di Stephen King. Perché non hai
scritto nemmeno una riga? Faceva cagare? Certo, altrimenti non sarebbe rientrato nella "playlist da cesso" ma oltre l'effetto lassativo cosa ne pensi? Anche
per te somiglia a Colorado Kid, il romanzo breve senza capo né coda uscito nel
2005? Lo sapevo, ti conosco troppo bene, Sam. Anche quello, come Joyland,
presentato come giallo. Secondo te però c’è sempre da imparare dalla scrittura
di King. Ok, sono d’accordo ma la storia, quella proprio non va. I personaggi
invece funzionano. Come dici? Che ti è piaciuta la descrizione della fidanzata
del protagonista, quella che King dipinge come vera stronza, egoista, un po’
troia e superficiale? Ma chi è la bella che ti ha fatto così incattivire, Sam?
Per fortuna nel romanzo c’è un'altra ragazza decisamente in gamba, almeno non è come nelle storie di Patrick McGrath lette e amate dalle donne. McGrath, nelle sue pagine descrive tutte le protagoniste in modo pessimo. Demolisce la figura della moglie, della figlia, dell'amica, dell'amante, della madre e si fa amare come autore. Un genio.
Tornando a King, sarebbe bastato inserire durante la storia qualche elemento in più
relativo all’omicidio irrisolto e non svelare tutto soltanto nelle ultime pagine.
Non solo, invece di ricorrere al trucchetto del paranormale, pur comprensibile, King avrebbe dovuto applicarsi un tantino di più inserendo un
piccolo stratagemma per evitare quelle 10 righe finali che trasformano un romanzo
giallo in un horror. Avrebbe potuto mantenere il personaggio che è in collegamento
con l’al di là senza farlo diventare la “chiave” della risoluzione dell’intrigo.
Al massimo avrebbe potuto far parte dell’ingranaggio in modo che il lettore
potesse chiedersi se l’elemento paranormale fosse stato determinante o
ininfluente. Suggestione? Forse sì, perché tutti i pezzi del puzzle alla fine sarebbero
andati al loro posto senza l’aiuto, apparente, di nessuno spirito. Giuseppe Mallozzi, amico che divora libri come Sam divora bucatini, ha definito questo romanzo un "Young adult" (genere letterario che tratta temi riguardanti gli adolescenti, scritti in modo tale da essere visti dal loro punto di vista). Direi che ci ha preso alla grande, Sam. Mi fa piacere che anche tu sia d'accordo. Vedo però che non molli la presa, da vero fan di King dici che solo lui avrebbe potuto elevare un "Young adult" a pregevole giallo. Insomma un'occasione mancata per il Re.
Sam, è tempo di muovere le
chiappe e scrivere, altrimenti ti farò assaggiare la punta dei miei stivali.
Che dici? Io non indosso stivali? Cacchio vuol dire, la frase ha un altro effetto con gli stivali. Mai letto Thompson o Crumley? Certo che sì, sei stato tu a
farmeli conoscere. Ok, ti lascio alle tue cose, non ti incazzare. Se proprio
vuoi sfogartela chiama la tua bella. Vaya con Dios, amigo. Joyland Stephen King Sperling & Kupler Anno 2013 351 pagine Traduzione Giovanni Arduino Euro 19,90
Sono felice di comunicarvi che a gennaio per la EF
Edizioni uscirà 'Ventidue Pallottole', un'antologia di racconti noir ideata e
curata da Enrico Teodorani di cui faccio parte.
Non vi nego l'entusiasmo con il quale ho accolto l'invito a far parte di questo progetto.
In primis perché ideato da un autore che stimo molto e poi perché mi è stata concessa l'occasione di poter scrivere un vero racconto Noir, di quelli che richiamano le atmosfere cupe e passionali degli anni Quaranta e Cinquanta. Così è nato il mio racconto "Senza Pietà".
"Si tratta di un progetto a cui tengo molto, anche perché, se il libro
andrà bene, potrebbe diventare il primo volume di una serie." dice Enrico sul suo blog. "Oltre a me, con tre
racconti inediti di Durìn, gli autori presenti sull'antologia sono (in ordine
alfabetico):
Sì, per chi ancora non lo
sapesse, oltre che dilettarmi scrivendo storie noir, hard boiled e crime sono
anche ideatore, direttore editoriale (insieme a Cinzia Giorgio) e responsabile
del progetto grafico (da solo) di una rivista horror, Mary Shelley Project
Magazine.
Del resto il mistery è sempre
stato una mia grande passione. E quando si parla di mistery, quindi di soprannaturale,
si parla non
solo di Stephen King, Rod Sterling e Richard Matheson ma anche
dell’Ottocento, quello di Edgar Allan Poe e Lovercraft, di Mary Shelley con
Frankenstein, di Bram Stoker con Dracula, di Stevenson con Lo strano caso del dottor
Jeckyll e il signor Hyde, di Oscar Wilde con Il ritratto di DorianGray e ancora
di Henry James con Giro di vite e M.R. James ed Edith Wharton.
Opere e autori capaci di
affascinare il lettore dopo oltre due secoli dalla pubblicazione. È qui che
arriva Sam Stoner, per omaggiare questi grandissimi autori con il giusto
tributo, per ricordare a chi segue l’horror contemporaneo che tutto è nato nell’Ottocento,
dalla geniale penna di questi mostri sacri.
Il risultato è una rivista di
grande impatto visivo, che non concede spazio al pulp, che se ne frega dello
splatter. Una rivista che va dritta al cuore dell’horror. Che cerca di portare
alla luce ciò che è nascosto nella mente di autori folli. Si spazia non solo
nella letteratura ma anche nel cinema, nella pittura, nella musica, nella
poesia, nelle leggende popolari. L’horror nella sua veste più agghiacciante e
primitiva.
La rivista è cartacea ma vista
l’impossibilità di raggiungere tutti gli appassionati con la carta, ci siamo
lasciati sedurre dalla tecnologia. Mary Shelley Project Magazine è così on
line.
Si terrà al Centro Culturale Elsa Morante (Roma, zona Eur laurentina) RadaЯ,
il Primo Salone di letteratura per ragazzi di Roma! Dall’11 al 14
ottobre 2013, dalle ore 10 alle 22. Quattro giorni di eventi, manifestazioni,
incontri con autori d’eccezione come Giulio Leoni, Frediano Finucci e Francesco
Falconi di Mondadori, Giovanni Nucci di Salani, Roberto Genovesi
di Newton & Compton. Ci saranno poi fumetti, proiezioni,
oggettistica, videogiochi gratuiti a cura del VIGAMUS, Museo del
videogioco di Roma. Saranno presenti anche le giornaliste Carla Cucchiarelli e
Roberta Ammendola del Tg3 Lazio e Silvina Pérez di La7.
Chi ama il fantasy e la fantascienza sa che nel Lazio mancano le
manifestazioni su questi temi. Allora, con il patrocinio del Municipio Roma
IX, in collaborazione con il Centro Culturale Elsa Morante e Zetema,
e con la partecipazione di Assoartisti (Associazione italiana artisti),
ecco un Salone sulla letteratura per ragazzi.
L’offerta è varia e spazia da autori a editori che esporranno i loro
migliori prodotti. Ci saranno inoltre presentazioni di libri e fumetti,
esibizioni e conferenze sulle possibilità lavorative offerte dal settore, per
invogliare i giovani a entrare nel mondo dell’immaginario come professionisti.
Il programma è ricchissimo:
VENERDI’ 11 OTTOBRE 2013 DALLE 10 ALLE 22
Ore 10: Apertura del salone e saluti istituzionali: Dott.ssa Laura Crivellaro Assessore alla
Cultura Dott. Domenico Durastante Assessore Politiche
Scolastiche Cons. Maurizio Filipponi Vice Pres. Commissione
Cultura Ore 10.30: Terzo Padiglione. Incontro con Giulio
Leoni (Mondadori). Modera Cinzia Giorgio Ore 11.45: Terzo Padiglione. Incontro con Francesco
Falconi (Mondadori). Modera Francesca Costantino Ore 16.30: Incontro con Giovanni Nucci
(Salani). Modera Cinzia Giorgio Ore 18.00: “Da Edmond Hamilton a Robert Howard, le
origini dell’avventura”. Incontro con Armando Corridore (Elara
Edizioni). Modera Pier Luigi Manieri Ore 20: Sala video. Proiezione dei seguenti
cortometraggi: “Inside Batman” di Peppe Coco, “Virus” di Flavio
Talamonti e Kyf Picture e incontro con i registi. Modera Pier Luigi
Manieri
SABATO 12 OTTOBRE DALLE 10 ALLE 22
Ore 10: Workshop di scrittura creativa per ragazzi a
cura di Alessandra Penna (editor Newton & Compton) e Cinzia
Giorgio (Salotti Letterari Leussô) Ore 11: “Nei tuoi occhi di bambino” incontro
con Tiberio Timperi. Presenta Cinzia Pellegrino Ore 12: Presentazione del libro “I figli di Baal”
di Francesca Costantino. Modera Pier Luigi Manieri Ore 16: Tavola Rotonda “Scrittura per ragazzi ed
editoria digitale”, con Silvina Pérez (giornalista e autrice
televisiva La7), Frediano Finucci (giornalista e autore televisivo La7 e
autore Mondadori), Gabriella Armando e Claudio Saba (Nuove Edizioni Romane).
Modera Cinzia Giorgio Ore 17.30: Presentazione“Bakemono Lab” Ore 20: Sala video. Proiezione dei seguenti
cortometraggi: “Doors” di Michele De Angelis, “The Place”
di Francesco Cinquemani e incontro con i registi. Modera Pier Luigi
Manieri
DOMENICA 13 OTTOBRE DALLE 10 ALLE 22
Ore 11: Conferenza “Bullismo nelle scuole e
bullismo al femminile” con Carla Cucchiarelli (vicecaporedattore Tg3
Lazio) e Roberta Ammendola (giornalista Tg3 Lazio) . Modera Cinzia
Giorgio Ore 16.30: Presentazione del romanzo “L’Enigma
Botticelli” (Melino Nerella Edizioni) di Cinzia Giorgio con Sam
Stoner (Mary Shelley Project Magazine), Carla Cucchiarelli (vicecaporedattore
Tg3) Ore 18: Presentazione Rivista “Mary Shelley Project
Magazine” con Pier Luigi Manieri, Cinzia Giorgio e Sam Stoner. Ore 19: Conferenza “Tecnologia, piaceri profani e
Roma nella scrittura di genere e nel Futuro“, parteciperanno: Massimo
Mongai, Alessio Brugnoli, Sandro Battisti. Modera Pier
Luigi Manieri. Ore 20: Sala video. Proiezione del cortometraggio: “The
Hill” di Omar Protani e Marco Farina e incontro con i
registi. Modera Pier Luigi Manieri
LUNEDI’ 14 OTTOBRE DALLE 10 ALLE 15
ore 10: presentazione di “Spazi di libertà“, il
nuovo albo di STREET IDOLS. Il reality comic dei ragazzi della Città Eterna Ore 10.30: “Il teatro per ragazzi” lezione
aperta di Raffaele Castria, Direttore Artistico del Teatro Stabile
del Giallo di Roma Ore 10.30: Presentazione della prima pubblicazione
integrale in Italia dell’intera saga di Oz. Presenta il progetto Mariangela
Mincione con l’editore Claudio Maria Messina (Robin Editore). Ore 11.30: incontro con Roberto Genovesi
(Newton & Compton). Modera Pier Luigi Manieri
Latina, sabato 28 settembre 2013 poco prima che il sole
anneghi nel mare, il nome di Sam Stoner riecheggia per il salone di Palazzo M.
Già dall'arrivo si capisce che qui si fanno le cose sul serio. Red Carpet, strafighe di hostess che mi accolgono con un sorriso seducente e un paio di gambe esposte sfrontatamente per la gioia dei miei occhi.
All'interno, foto dei più grandi scrittori italiani di genere. Ci sono davvero tutti. A dire la verità preferisco leggere le loro parole piuttosto che guardare i loro volti, non sono il massimo della bellezza anche se alcune laureande con la passione per il giallo sarebbero pronte a qualsiasi cosa pur di ottenere la loro attenzione. Spero sarà così anche per me quando avrò superato i settanta.
Nel salone di Palazzo M. è in corso la presentazione dell'antologia di Giulio Leoni, colui che ha trasformato Dante Alighieri in un investigatore. Sono felice che questa geniale intuizione sia arrivata da un italiano e non dal nsolito americano pronto a saccheggiare la nostra storia e la nostra cultura.
Poi omaggio all'ospite di questa settima edizione, Roberto Costantini, autore dei romanzi "Tu sei il male" e "Alle radici del male". E' suo il racconto che apre l'antologia Giallolatino di cui faccio parte.
Inaspettata vittoria per un racconto noir sfumato di humor, la scrittura che
prediligo, apprezzata anche dai giurati. Il titolo: NERO COME LA MORTE. Di seguito l'incipit.
"Un'ora e tredici minuti. Era tutto qui il tempo che restava da vivere a Tano Vitale, Il Papa, come tutti lo chiamavano. Eppure la paura di morire non era presente nel suo sguardo. In realtà non sapeva cosa fosse la paura. Aveva vissuto sempre a un passo dalla morte, il solo modo per acquisire potere e soldi.Almeno nel suo mondo. Al momento era concentrato nel lanciare nel traffico, alla massima velocità, la sua Porsche 911. Doveva raggiungere in fretta la sola persona che gli aveva dimostrato amore e che si trovava in pericolo di vita."
Stretta di mano di Carlo Parri, attestato di riconoscimento,
copia dell’antologia e flash. Sì, copia dell’antologia già stampata, come se ci
trovassimo in Svizzera o in Giappone. Eppure siamo a Latina. Merito
dell’efficienza della macchina organizzativa diretta da Gianluca Campagna.
E poi gli autori presenti: l'amica Marzia Musneci, Giulio Leoni, Roberto Costantini, Andrea Carlo Cappi, Stefano Di Marino, Carlo Parri e ancora G.Pinketts (direttore
artistico), Biagio Proietti (direttore tecnico) eFranco Forte, direttore collane editoriali
Mondadori.
Domenica 15 settembre alle ore 19.30 a Roma (zona Eur) nell’ambito del FantaFestival di Roma presso il Centro Elsa Morante ci sarà la presentazione della rivista cartacea di cultura gotica/horror MaryShelleyProject Mag. Sam Stoner, nella veste di co-ideatore, direttore editoriale e responsabile del progetto grafico, vi aspetta per un saluto e per sfogliare la rivista insieme alla co-ideatrice e direttrice esecutiva Cinzia Giorgio. All’evento parteciperanno anche i collaboratori romani: Daniela Contini, Paola Pegolo, Elizabeth Sherrinford, Marcello Gagliani Caputo, Marco Proietti Mancini, Arthur Lombardozzi.
Partecipazione con lo spirito, possibilmente un poltergeist, da parte dei collaboratori esterni:: Rosanna Mele, Antonella Leone e ai fotografi Andrea Talarico Ph e Lucian Olteanu. Presenterà Pier Luigi Manierii, direttore del Centro Elsa Morante. Al termine ricco BUFFET E APERITIVO per tutti i presenti. Ingresso gratuito. http://www.maryshelleyproject.com/
Interessante
primo romanzo dello scrittore Massimo Rossi.
Un
giallo supportato da una squadra di livello, costituita da tre abili donne: il
suo agente e le sue editrici, Chantal ed Eliana abili nello scovare scrittori
capaci e di talento, che ben poco concedono alle mode e alle lusinghe di un
mercato editoriale sempre più privo di contenuti.
Ma
passiamo al romanzo.
L’impianto
è quello di un giallo classico, per quanto molti, compreso l'editore, considerino l'opera un thriller psicologico. La parte psicologica è forte, tuttavia, amio parere, una vittima e l’indagine per scoprire il
colpevole collocano il romanzo nel genere Giallo. Molti sono gli elementi che il capace Massimo Rossi
esplora: i legami familiari, il rapporto di coppia, il tradimento, la fede
religiosa, la menzogna, la complicità, il razzismo, la diffidenza, la
disabilità, l’uso di sostanze stupefacenti, l’ipocrisia, l’omosessualità
maschile e femminile, la comunità, l’elemento psicologico.
Eppure,
tutto questo si esplicita solo al termine del romanzo. Nel corso della lettura,
infatti, questi elementi scorrono via fluidamente, non emergendo dalle pagine
ma mostrandosi con discrezione, appartenenti non a personaggi, bensì a persone.
Persone che inizialmente mostrano una maschera unidimensionale, permettendo al
lettore un'immediata collocazione e riconoscibilità, per poi svelare la propria
complessa psicologia.
Un
aspetto mi ha colpito, il non uscire mai fuori dalle righe.
368
pagine nelle quali la scrittura di Rossi è salda e sicura. Non una sbandata,
una leggerezza, un’ingenuità tipica delle opere prime. Struttura e dialoghi
sono sempre ben calibrati.
Notevole
lo sviluppo dei personaggi femminili, per i quali è necessario spendere qualche
parola in più. Sia la protagonista che le coprotagoniste mostrano una
complessità mai raggiunta dai protagonisti maschili. L’indagine psicologica è
profonda. Le prime vittime sono le donne, ma sono anche quelle capaci di
riscattarsi ed evolversi. Le sole capaci di ascoltarsi e comprendersi, come
anche di soccombere a se stesse. La protagonista, Helena, incaricata delle
indagini, è il personaggio più forte, ma la sua forza è messa al servizio dei
più deboli. Una forza mai ostentata, mai declamata ma presente. Un personaggio
del genere in mano a un altro scrittore avrebbe rischiato di diventare una macchietta.
Prima o poi una battuta da super eroe sarebbe sfuggita. Non a Rossi, capace di
dosare con perizia ogni parola.
Interessante
anche la capacità dell’autore di dirigere con sicurezza decine di personaggi.
Davvero molti. Eppure non capita mai di perdersi tra le decine di nomi. Nomi
vagamente nordici, che non ci danno nessuna indicazione certa sull’etnia, tanto
meno del luogo nel quale si svolge la storia. Eppure non si avverte il bisogno
di saperlo, perché la comunità montana nella quale si sviluppa il romanzo non è
un “non luogo” bensì una località che tutti, almeno una volta, hanno
frequentato. C’è la sensazione di sentirla come familiare, riconoscibile.
La
storia scorre fluida, sembra quasi un racconto e non un romanzo di 368 pagine.
Un
solo appunto: la difficoltà nelle prime tre pagine di permeare la storia. Tre
pagine nelle quali l’elemento naturale e paesaggistico sembra predominare. Del
resto il titolo “L’ombra del bosco scarno” a questo elemento rimanda. Tuttavia
il luogo è solo apparentemente protagonista della storia, nella quale
predominano le emozioni violente e i sentimenti. I veri protagonisti sono l’uomo
e la donna, con le loro fragilità e le loro paure.
Presentazione del romanzo “Gli anni belli” di Marco
Proietti Mancini.
Con Sam Stoner.
Peccato per voi che non eravate presenti.
Scintille, giochi pirotecnici,
vibranti scosse telluriche hanno animato la platea presente tra gli scaffali
della libreria Arion di via Tiburtina. Astanti, chiamati dalla roboante voce di
Sam Stoner, hanno assiepato vetrine e atrio. Incantati come Ulisse dal canto
delle sirene, si sono fatti sedurre dalla prosa di Marco Proietti Mancini.
Tramonti romani, sapori della
cucina di casa, intrecci famigliari, pugni scagliati contro il destino e lacrime
d’Amore. Sì, Amore, quello con la A maiuscola. Un Amore che non solo domina il
romanzo ma che ha dominato anche l’intero pomeriggio Proiettiano.
Mi sono fatto maschera e
attore, oratore e ciambellano, inchinandomi davanti alle parole e ai periodi,
alle pagine che scorrevano incessanti nelle orecchie della platea e nelle mie. Deliziati,
incantati impossibilitati a condurre il pensiero altrove se non sulla storia di
Benedetto ed Elena. Una storia, la loro, che è una favola.
Perché sognare è un dovere al
quale non ci si dovrebbe mai sottrarre. Per questo Marco condivide con noi
questa storia. Per non farci dimenticare dei sogni e per per donarci emozioni profonde,
sempre ammantate dalle vesti delicate e magiche della sua prosa.
In questo pomeriggio di
maggio, Marco ha dato tutto se stesso, sudato, sfiancato e felice. Dediche e
firme sui tomi acquistati, sorrisi e flash in un sabato che ha segnerà i
ricordi dei presenti. Ricordi che avranno con sé dopo aver letto “Gli anni
belli”. Forse non lo sanno ancora, ma lo so io. Non hanno scampo. Per loro
fortuna.
La lettura procede spedita fin
dalle prime pagine.
Tutto in questo racconto di
circa 100 pagine fila via liscio: la storia, l’indagine, il ritmo, la caratterizzazione
dei personaggi: la protagonista è ben definita, il commissario, ironico e
cinico, non si sbrodola mai addosso come spesso accade in altri romanzi (non di
Mundadori ma di alcuni che pubblicano. Chiamarli scrittori significherebbe
sputare in faccia al noir.)
Qualche parola in più bisogna
spenderla per il personaggio del bambino.
I bambini sono dei rompicazzi
micidiali, complicati da gestire in questi contesti, di solito sono usati per
giustificare ingenuità proprie della storia facendoli agire come adulti o ancor
peggio si attribuiscono loro dei lampi deduttivi estranei al mondo
fanciullesco.
Fabio invece tratteggia con onestà
e coerenza il bambino, non è funzionale alla storia, né fa parte. È un bambino
sveglio, ma pur sempre bambino. E Fabio lo sa bene.
Qualche parola in più avrebbe
invece dovuto spenderla Fabio su Occhi viola, la protagonista, personaggio
complesso, la cui psicologia emerge quasi sempre attraverso le sue azioni. Il
che va bene, ma sarebbe stato necessario scrivere dei capitoli in flashback. Occhi
viola, nel finale, sorprende con decisioni e azioni forti e apprezzabili.
Badate, parlo di sorprese non di colpi di scena, quelli che arrivano sulla
pagina come conigli estratti dal cilindro dal mago/scrittore di turno. Per
fortuna Fabio non ha seguito corsi di magia e così ogni evento narrato è
sorretto da una ferrea logica, una struttura che mai sbanda e personaggi
coerenti.
Riguardo la struttura.
I capitoli sono molti. Alcuni
di un paio di pagine. E quelli dedicati a Occhi viola sono da questa narrati in
prima persona. Il tutto però funziona. Si tratta di un montaggio
cinematografico che tiene alta la tensione e non confonde mai.
Lo stile è asciutto e al servizio
della storia. Fabio si concede qualche licenza letteraria solo nell’incipit,
licenza ben riuscita, una scrittura che è nella sua penna eppure Fabio non
indulge, come molti altri scrittori italiani di thriller, nelle descrizioni. Descrizioni
che detto tra noi spaccano le palle al lettore. (Vedi la descrizione dei fiori
nel giardino del laboratorio della scientifica nel primo romanzo di Faletti.
Pagine degne di essere presenti in un manuale di giardinaggio.)
Il finale prevede esplosioni e
sparatorie, risse e fughe. Molto alla Die Hard, come dice lo stesso Fabio. Tutte
scene ben scritte, con un ottima tempistica e un ritmo capace di accompagnare l’azione.
La mia scena preferita resta la fuga del bambino e la successiva caccia. Davvero
ben scritta.
Fabio Mundadori (Foto di Cinzia Volpe)
La tensione e l’azione sono
due elementi che Fabio sa dosare al meglio, tra un proiettile, un’esplosione e
un corpo a corpo, ciò che rimane in primo piano sono sempre le emozioni dei
personaggi.
Un ex stalla. Pregevole
costruzione riqualificata. Un’oasi culturale nel mezzo di una sempre più
violenta desertificazione mentale. Silvio Cinque è la mia guida. Silvio Cinque
il maestro di cerimonie. Capelli canuti e un entusiasmo da adolescente. Soprattutto
passione. Passione per la propria missione: allevare i bambini del quartiere a
suon di libri e farne teste pensanti e non carcasse logore di arrivismo.
Dopo di me, colui deputato a
presentare, arriva l’autore con famiglia a seguito. Poi arriva la platea. Occhi
curiosi, occhi che hanno letto molto. Sarà una passeggiata fargli piacere il
romanzo, sarà complicatissimo mantenere viva la loro attenzione, ma sono
preparato. Ho messo da parte tutte le emozioni che Gli anni belli mi hanno donato. E con le emozioni non si scherza.
Basilica S. Lorenzo, 1930, Roma
Si parte. Sfodero i primi assi
nella manica. Coinvolgo l’autore. Cito pagine inaspettate. Leggo periodi che
spiazzano, periodi che narrano dell’emozione dei protagonisti e poco della
storia. Perché Gli anni belli è prima
di tutto Emozione e solo dopo una storia.
Pagine che scorrono veloci
sotto lo sguardo impaziente. Parole, migliaia, che creano universi fino allora
sconosciuti. Parole che costruiscono il ricordo di emozioni. Le strade di Roma,
il suo cielo al tramonto che sembra dipinto di fresco, il quartiere di San
Lorenzo con le botteghe aperte e le donne sedute a parlare e sparlare del
quartiere e di chi ci abita, estranee a tutto il resto, perfino alla guerra. L’odore
dei panifici e del pane caldo, il profumo del latte messo a bollire al mattino
e che si diffonde per casa.
Codifica sensazioni e ricordi.
Ecco cosa fa Marco Proietti Mancini, attinge alla memoria di ognuno, a un
quotidiano a volte perso e che meriterebbe essere recuperato per poi adagiarlo
sulle pagine, come farebbe un padre con il figlio che dorme, attento a non svegliarlo,
attento a preservare i suoi sogni. La famiglia prima di tutto.
Gli affetti che diventano pilastri di una vita altrimenti incomprensibile.
Emoziona la sua scrittura. Ma
non si tratta dell’emozione di un cadavere che penzola da un palazzo, è quella
più delicata e quasi impalpabile dell’amore profondo. Quella che non si
dimentica più.
Biblioteca Borghesiana, Roma
Lui, Marco, inganna chi legge,
suggerisce una storia tra due giovani innamorati per poi rivelare, solo alla
fine, l’affresco di molte vite, l’abbraccio che non molla la presa delle sue
parole. Ed ecco arrivare la speranza, il sogno, il tornare bambini e diventare
adulti, i riti di passaggio, gli addii, il ritrovarsi, il vibrare di anime e di
speranze.
Alla fine capisco che non devo
convincere nessuno a leggere questo romanzo, posso suggerire di farlo,
sottovoce, quasi geloso di condividerne l’emozione. Un sussurro che ognuno in sala
coglie. Perché si sa, i sussurri del cuori non si perdono mai.
Gli anni belli
Marco Proietti Mancini Brossura Pag 420 Edizioni della Sera
Ecco come ci si sente
dopo aver scritto un fottuto capolavoro senza che un solo Tg nazionale ne
parli. Anche se detto tra noi, non passeranno 24 ore che elemosinerò una
recensione su un qualsiasi giornaletto di quartiere. Ieri per la prima volta ho
fatto entrare in casa un testimone di Geova con l’intento di vendergli il mio
racconto. Abbiamo iniziato con il vedere le immagini di orsi che leccano miele
dalla mano di ragazzine e siamo finiti con il vedere le foto delle infermiere sexy
scartate per la locandine del racconto. Pensavo ormai di averlo in mano ma il
pivello è riuscito a estorcermi un abbonamento annuale alla sua rivista in
cambio di un acquisto su Amazon.
Per festeggiare ho
ritagliato una corona da una scatola di scarpe e ho stappato un Tavernello in
tetrapack.
Ora se tu stai leggendo
questo post e non hai acquistato il mio racconto a 1 fottuto euro virgola 49
fottutissimi centesimi allora sei un gran bastardo. E te lo dico con il cuore.
Per la miseria, ci ho
messo dentro uno stupro, una transessuale, un cinghiale selvatico,
un’infermiera troia, un branco di naziskin, una suora sessualmente pervertita, criminali
sloveni ed ELVIS PRESLEY!
Cosa volete ancora? Non
siete altro che delle sanguisughe!
Basta, me ne torno a scannocchialare
la dirimpettaia che ha l’abitudine di stare per casa mezza nuda.