RECENSIONI: Fabio Mundadori | Occhi viola


La lettura procede spedita fin dalle prime pagine.

Tutto in questo racconto di circa 100 pagine fila via liscio: la storia, l’indagine, il ritmo, la caratterizzazione dei personaggi: la protagonista è ben definita, il commissario, ironico e cinico, non si sbrodola mai addosso come spesso accade in altri romanzi (non di Mundadori ma di alcuni che pubblicano. Chiamarli scrittori significherebbe sputare in faccia al noir.)

Qualche parola in più bisogna spenderla per il personaggio del bambino.
I bambini sono dei rompicazzi micidiali, complicati da gestire in questi contesti, di solito sono usati per giustificare ingenuità proprie della storia facendoli agire come adulti o ancor peggio si attribuiscono loro dei lampi deduttivi estranei al mondo fanciullesco.
Fabio invece tratteggia con onestà e coerenza il bambino, non è funzionale alla storia, né fa parte. È un bambino sveglio, ma pur sempre bambino. E Fabio lo sa bene.
Qualche parola in più avrebbe invece dovuto spenderla Fabio su Occhi viola, la protagonista, personaggio complesso, la cui psicologia emerge quasi sempre attraverso le sue azioni. Il che va bene, ma sarebbe stato necessario scrivere dei capitoli in flashback. Occhi viola, nel finale, sorprende con decisioni e azioni forti e apprezzabili. Badate, parlo di sorprese non di colpi di scena, quelli che arrivano sulla pagina come conigli estratti dal cilindro dal mago/scrittore di turno. Per fortuna Fabio non ha seguito corsi di magia e così ogni evento narrato è sorretto da una ferrea logica, una struttura che mai sbanda e personaggi coerenti.

Riguardo la struttura.
I capitoli sono molti. Alcuni di un paio di pagine. E quelli dedicati a Occhi viola sono da questa narrati in prima persona. Il tutto però funziona. Si tratta di un montaggio cinematografico che tiene alta la tensione e non confonde mai.

Lo stile è asciutto e al servizio della storia. Fabio si concede qualche licenza letteraria solo nell’incipit, licenza ben riuscita, una scrittura che è nella sua penna eppure Fabio non indulge, come molti altri scrittori italiani di thriller, nelle descrizioni. Descrizioni che detto tra noi spaccano le palle al lettore. (Vedi la descrizione dei fiori nel giardino del laboratorio della scientifica nel primo romanzo di Faletti. Pagine degne di essere presenti in un manuale di giardinaggio.)

Il finale prevede esplosioni e sparatorie, risse e fughe. Molto alla Die Hard, come dice lo stesso Fabio. Tutte scene ben scritte, con un ottima tempistica e un ritmo capace di accompagnare l’azione. La mia scena preferita resta la fuga del bambino e la successiva caccia. Davvero ben scritta.


Fabio Mundadori (Foto di Cinzia Volpe)
La tensione e l’azione sono due elementi che Fabio sa dosare al meglio, tra un proiettile, un’esplosione e un corpo a corpo, ciò che rimane in primo piano sono sempre le emozioni dei personaggi.

Lettura consigliata.
 
Occhi viola
Fabio Mundadori
Ego Edizioni
pag. 100
 
 

 

 

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