Articolo originale:
https://cladriteradio.com/movies-best-philip-marlowe/
Titolo originale: Who Was the Best Philip Marlowe in the Movies?
Traduzione dall'inglese di Sam Stoner Philip
Se vi state grattando la testa alla domanda, smettete subito e correte a prendere Il grande sonno, il primo della serie di romanzi di Raymond Chandler che raccontano le avventure del suo detective privato immaginario.
Se invece conoscete già Marlowe, potete votare la migliore interpretazione cinematografica del personaggio nel sondaggio qui sotto.
Questo post è stato originariamente ispirato dall'opinione della scrittrice e sceneggiatrice Carol Wolper sul perché il Marlowe ideale non è ancora stato catturato dal cinema (il suo saggio è stato pubblicato sul Los Angeles Times nel 2010, ma non è più disponibile online).
"Molti hanno cercato di portare questo personaggio sul grande e sul piccolo schermo, ma il successo è stato inafferrabile", ha scritto Wolper, che nel saggio affermava con dubbio di essere una purista di Chandler. "Eppure il desiderio di un'altra occasione non si spegne mai. Marlowe è come quella persona con cui cerchi di rompere perché sai che non funzionerà, ma non riesci a togliertela dalla testa".
"Forse un Marlowe del 2010 non è caucasico. O se è così, forse non è un completo solitario. Forse ha un amico. Forse quell'amico è addirittura una donna. Per quanto possa sembrare blasfemo agli irriducibili del noir, forse possiamo adorare l'altare di Chandler senza essere schiavi del passato".
Ecco il commento che abbiamo lasciato dopo il saggio di Wolper:
È Mitchum di gran lunga, anche se era già troppo vecchio per la parte quando fece “Addio, mia cara”. È un peccato che Dick Richards e Eliot Kastner non abbiano scelto di girare “Il lungo addio”; l'età di Mitchum non sarebbe stata così importante, data la qualità elegiaca di quel romanzo, e avrebbe potuto cancellare il retrogusto amaro e persistente della parodia di Altman/Gould, un film così mal concepito da sconcertare la mente. Il finale, in particolare, era tanto inappropriato e fuori luogo quanto il finale moralista e appiccicoso di “Un tram chiamato desiderio” di Kazan.
Se qualcuno dubita che Mitchum, nel fiore degli anni, fosse il Marlowe perfetto, basta noleggiare “Fuori dal passato” (1947), un classico noir in cui interpreta un detective molto simile a Marlowe. Mitchum aveva trent'anni nel 1947, un'età perfettamente adatta alle prime storie di Marlowe, e mostra tutte le qualità che si possono sperare in un Marlowe cinematografico.
E non siamo affatto d'accordo con Carol Wolper sul fatto che aggiornare il personaggio all'era moderna sia consigliabile o addirittura accettabile (per non parlare del fatto di dargli una spalla - che palle!). Ci sono molti personaggi moderni che devono ancora essere adattati per il grande e il piccolo schermo. Lasciate Marlowe nel passato vivido di Chandler, o tenetelo del tutto lontano. Dopo tutto, Mad Men ci ha dimostrato che una serie non deve avere un'ambientazione contemporanea per risuonare con gli spettatori di oggi.
Se invece conoscete già Marlowe, potete votare la migliore interpretazione cinematografica del personaggio nel sondaggio qui sotto.
Questo post è stato originariamente ispirato dall'opinione della scrittrice e sceneggiatrice Carol Wolper sul perché il Marlowe ideale non è ancora stato catturato dal cinema (il suo saggio è stato pubblicato sul Los Angeles Times nel 2010, ma non è più disponibile online).
"Molti hanno cercato di portare questo personaggio sul grande e sul piccolo schermo, ma il successo è stato inafferrabile", ha scritto Wolper, che nel saggio affermava con dubbio di essere una purista di Chandler. "Eppure il desiderio di un'altra occasione non si spegne mai. Marlowe è come quella persona con cui cerchi di rompere perché sai che non funzionerà, ma non riesci a togliertela dalla testa".
"Forse un Marlowe del 2010 non è caucasico. O se è così, forse non è un completo solitario. Forse ha un amico. Forse quell'amico è addirittura una donna. Per quanto possa sembrare blasfemo agli irriducibili del noir, forse possiamo adorare l'altare di Chandler senza essere schiavi del passato".
Ecco il commento che abbiamo lasciato dopo il saggio di Wolper:
È Mitchum di gran lunga, anche se era già troppo vecchio per la parte quando fece “Addio, mia cara”. È un peccato che Dick Richards e Eliot Kastner non abbiano scelto di girare “Il lungo addio”; l'età di Mitchum non sarebbe stata così importante, data la qualità elegiaca di quel romanzo, e avrebbe potuto cancellare il retrogusto amaro e persistente della parodia di Altman/Gould, un film così mal concepito da sconcertare la mente. Il finale, in particolare, era tanto inappropriato e fuori luogo quanto il finale moralista e appiccicoso di “Un tram chiamato desiderio” di Kazan.
Se qualcuno dubita che Mitchum, nel fiore degli anni, fosse il Marlowe perfetto, basta noleggiare “Fuori dal passato” (1947), un classico noir in cui interpreta un detective molto simile a Marlowe. Mitchum aveva trent'anni nel 1947, un'età perfettamente adatta alle prime storie di Marlowe, e mostra tutte le qualità che si possono sperare in un Marlowe cinematografico.
E non siamo affatto d'accordo con Carol Wolper sul fatto che aggiornare il personaggio all'era moderna sia consigliabile o addirittura accettabile (per non parlare del fatto di dargli una spalla - che palle!). Ci sono molti personaggi moderni che devono ancora essere adattati per il grande e il piccolo schermo. Lasciate Marlowe nel passato vivido di Chandler, o tenetelo del tutto lontano. Dopo tutto, Mad Men ci ha dimostrato che una serie non deve avere un'ambientazione contemporanea per risuonare con gli spettatori di oggi.
Avremmo preferito che Mitchum avesse potuto interpretare Marlowe a un'età più appropriata - nel 1975 era un po' troppo avanti con gli anni per il ruolo - ma è così adatto a Marlowe che supera il problema dell'età con facilità. È la stanchezza del mondo di Marlowe che conta più della sua età, e Mitchum ne aveva da vendere.
Il Philip Marlowe di Humphrey Bogart nella versione originale de “Il grande sonno”, diretta da Howard Hawks, è al secondo posto dopo Mitchum, mentre Dick Powell, che uscì dalla sua routine di ragazzo-cantante in “Assassinio, dolcezza” (i pensatori della RKO pensarono che il titolo del secondo romanzo di Chandler, “Addio, mia cara”, suggerisse una storia d'amore, non un giallo hard-boiled - da qui il cambio di titolo), è al terzo posto.
Allora, che ne dite? Chi è la vostra scelta per la migliore incarnazione cinematografica del classico shamus di Chandler? Esprimete il vostro voto qui sotto.
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