In L'umiliazione di Philip Roth è impossibile trovare una sola pagina capace di allentare la tensione narrativa.
Quattro capitoli. Centotredici pagine. Un protagonista: Simon Axler. Il più grande attore drammatico della sua generazione e la sua improvvisa e incomprensibile incapacità di stare su un palco.
L’incipit inchioda, segnando anima e respiro. L’ho letto tre volte prima di andare avanti. Impossibile non farlo. In quelle righe c’è la semplicità e la forza del grande talento di Roth capace di tratteggiare un protagonista che in realtà è tutti noi. Noi che nelle nostre vite abbiamo un ruolo, una parte. La nostra, quella scritta per noi, figli, padri, mariti, amanti… Ma a chiunque può capitare di smarrire il copione. Ed ecco che non siamo più in grado di restare nella parte. Perdiamo il lavoro, la famiglia gli amici, le abitudini… tutto è smarrito, estraneo. Ma Roth ci lancia un salvagente. Sì, perché un salvagente c’è sempre e quello di Simon (il protagonista) ha le sembianze di Pegeen, una docente universitaria di quarant’anni lesbica e affascinante che lui ha visto nascere e che torna nella sua vita.

Una nota a parte merita la donna descritta da Roth. Una donna che il grande scrittore si diverte a fare a pezzi. Non viene salvata in nessun ruolo: madre, moglie, figlia, amica, amante, etero, lesbica… La donna per Roth è la quinta essenza del fallimento completo. Tragica e comica nell’affannata e inutile ricerca di se stessa.
L’umiliazione è un vero Capolavoro.
© 2010 by Sam Stoner
Philip Roth
Einaudi
Anno 2010
114 pagine
€ 17.50
Traduzione: Mantovani V.