lunedì 23 gennaio 2012

CHI E' SAM: Saudade

SexyTex - 2012 by Barbara Marin

di Barbara Marin

Questa é l'ultima cosa che scrivo, che faccio, che dico di Lui.
È che ne ho scritte, fatte e dette tante, non ricordo nemmeno la prima.
La prima volta con Sam, Sam Stoner.
Quando l'ho conosciuto mi disse che faceva lo scrittore, una presentazione piuttosto autorevole che incuriosirebbe anche le antenate di quella stronza di Eva.
Io - femmina, bianca, etnia europea, non appartenente alla categoria donne a basso mantenimento, fui colpita ferocemente sopra ogni altra cosa dal fatto che un tizio che scriveva così tanto parlasse così poco.
Lui é la sindone del silenzio. Il silenzio intelligente. Sì, perché Sam parla pochissimo. Sam scrive moltissimo ma parla pochissimo e quando parla non dice cose a caso - sarà perché tacendo ha tempo per pensare.


Sam Stoner
 Chi é Sam Stoner?
Anche io voglio dire la mia.
Ho spesso - in maniera del tutto ironica e provocatoria- affermato che Sam non é uno scrittore. Sam Stoner non sa scrivere- non sa scrivere e basta, intendo. Lui é un creatore di parole immaginifiche e di immagini parlanti. Lui é un regista, uno sceneggiatore, Lui le cose non le racconta, Lui le cose te le sbatte in faccia con sporchi, imbrattati, sarcastici ma casti turpiloqui. Leggere Sam Stoner é come aprire una porta ad un'opportunità: quella di vivere una storia. Quella storia. Sentirla completamente, fino all'orlo dell'ipofisi. Ricordo che leggendo uno dei racconti di cui talvolta avevo il privilegio di avere un'anteprima, sentii l'odore di un ospedale, i rumori degli strumenti in una sala operatoria, i rottami di un'auto graffiare l'asfalto, il dolore di un coltello sulla pelle, vidi un uccello volare, un libro chiudersi sbuffando polvere, un uomo morire sul marciapiede illuminato solo dalla luce di un lampione.


Sam Stoner é noir, é red, é rock, é hip hop.
Sam Stoner é un grazioso biondo personaggio che incarna fisicamente il sogno delle madri madre di ogni vergine del pianeta in età da matrimonio e dentro, un ideatore di drammi e patologie, crimini inimmaginabili. Conoscerlo é un'esperienza unica. Irripetibile.
Essere suo interlocutore poi, davanti alla bottiglia di acqua salutista da buon bevitore di non gassata, é come mettersi in discussione e cercare nell'ascolto, negli sguardi, nei gesti, i sottotitoli per capirlo. Mistero e incomprensione. Elegante mistero. Elegante incomprensione. Seduto sulla mia sedia dal primo al dessert, brusio di plurali che si declinano come aggettivi immaginari, immobile mi ha scossa più volte e mi son sentita una foglia, una vela tramortita dal Maestrale, un pezzo di carta su cui farmi scrivere sopra.
Non so se lo incontrerò mai più, Sam, Sam Stoner - le sue parole da un po' mi voltano le spalle - forse perché mi hanno già detto tutto ed ora ho finito le domande. C'é un magnifico termine nella lingua portoghese [sawˈdadʒi] - la saudade- una specie di ricordo nostalgico, affettivo di un bene speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di riviverlo o di possederlo. In molti casi una dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro.

Il titolo di questa recensione a Stoner é proprio Saudade.
Tra i più inconsueti e lontani dal mondo noir e apparentemente da Lui. Ma non é così, ma a pensarci, a rileggere, troverete anche voi la spiegazione di quella parola incastonata in queste righe, come un diamante che vorrei Lui custodisse.
Non so se incontrerò mai più Sam, Sam Stoner, il più pericoloso scrittore vivente, il mite uomo miccia che inaspettatamente ti fa saltare in aria, gli basta un avverbio e deflagri insieme ai tavolini di un bar.
Le uniche esplosioni che posso permettermi sono quelle di gioia, quelle che sono certa mi prenderanno alla gola, quando finalmente, dopo una serie di incompetenti, stupidi, ignoranti editori, arriverà quello che capirà qualcosa di scrittura e lo sbatterà in copertina e sugli scaffali di una libreria di quelle fighe, a sei piani. A Sam piaceranno entrambe le cose, essere sbattuto e soggiornare in libreria.

Buona fortuna scrittore, una fortuna sfacciata come le tue chiuse meravigliosamente irriverenti. E' così che ti cito per salutare i tuoi fan. Questo é Sam, quello che io ho conosciuto, Sam, Sam Stoner. E ora che avete letto, "levatevi dai piedi" [cit.]

UP (e ci siamo capiti)
Barbara Marin


SEXYTEX - 2012 by Barbara Marin

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martedì 10 gennaio 2012

Un "Bonsai" decisamente Noir



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Bonsai. La mia prima pubblicazione. Un grazie speciale a Cinzia Giorgio (nella cinquina dei finalisti al Tedeschi 2011), la sola a credere nella scrittura di uno sconosciuto, con le suole sporche di ego e le mani intrise di inchiostro e Hard Boiled. Ne sono passate di parole nel mio pc da quel lontano 2008. Come molti sono stati i consigli di Cinzia, oggi cara amica. 
Questi tre racconti - La stanza,  Una morte mancata, Sei fuoristrada - sono tosti. Mi piacciono. Mi ricordano di essere sempre duro nella scrittura, senza sconti e buonismi.

La stanza.
Racconto ispirato a una donna, quel fottuto angelo che mi ha rubato il sogno d’amore. Ma anche un racconto che parla di rapporti, dell’illusione dell’amore che la donna si porta nel cuore e che, a un certo punto della vita, attribuisce al primo romantico “sfila-mutande” che gli capita davanti. Non che tutti che gli uomini siano degli “sfila-mutande”. Spero.
Atmosfere noir anni ’30. Personaggi cesellati. Trama non propriamente plausibile, ma quello che mi premeva rappresentare erano alcuni meccanismi emotivi e la follia che ne può scaturire. Una follia blues.

Una morte mancata
Vi stanno sulle palle gli extra comunitari? Fate uscire il razzista che è in voi, altrimenti creperete. Sì, perché in questo racconto sono gli extracomunitari incazzati con gli italiani, pronti ad ammazzarli solo per scaricare la propria aggressività. Dite che gli “extra” non sono aggressivi? Io lo sarei se dovessi starmene tutto il giorno con il culo al freddo a lavare parabrezza incassando parolacce. Voi, no?

Sei fuoristrada
Quando i rapporti tra moglie e marito si esasperano non si sa cosa può accadere. In Italia il 14% delle donne subisce violenza domestica, ma il 93 % delle donne colpite non denuncia l’aggressione. Ho voluto dare un’occhiata in una di queste case per vedere cosa accade. E quello che ho visto, proprio non mi è piaciuto…
© 2012 by Sam Stoner


Titolo: Bonsai. Vivaio di talenti. Racconti tratti da un'esperienza di scrittura creativa

Autori Vari
A cura di Cinzia Giorgio
Prezzo: € 13,00
Anno 2008,
Pagine: 162
Rilegato
Editore: UNI Service

sabato 7 gennaio 2012

Sam Stoner Blog

REVIEWS: Richard Matheson | Io sono leggenda


di Sam Stoner

“Robert Neville. L’ultimo umano sopravvissuto, in un mondo popolato di vampiri.”

Da questa manciata di parole nasce il romanzo.
Matheson avrebbe potuto seguire molte strade, le più immediate sono due: quella splatter e quella d’azione; ma lui, scrittore del “non detto”, “dell’angoscia”, non ha neanche considerato queste possibilità. Doveva trovare un’altra chiave. Ed è riuscito a trovarla. Ma non è ha voluto svilupparla, sviscerarla, lavorarla di cesello. C’è e basta.
Per questo Io sono leggenda non mi è piaciuto.
Molto si è scritto su questo romanzo. Avevo l’assoluta certezza di leggere un assoluto capolavoro.
Per molti lo è, forse per tutti.
Non so se lo sia, ma una cosa la so: a me non è piaciuto.

Richard Matheson
Vediamo il perché.
Mi sono approcciato a Matheson come al padre di una narrativa fantastica che spazia dall’horror, al paranormale, alla fantascienza, al thriller. Autore eclettico e geniale. Quindi non mi aspettavo di leggere un romanzo sui vampiri, ma un romanzo che offrisse spunti diversi come la rilettura del tema dell’alienazione, della lotta tra il bene e il male, della elaborazione di una nuova società fondata su principi etici e morali inimmaginabili.
Temi presenti, questi elencati, ma non sviluppati.
È come se Matheson avesse scritto un lungo MAGISTRALE incipit e un finale claustrofobico. E nel mezzo?
Il corpo centrale del romanzo è assente.
Anzi, no. C’è. Ma è una svista. Una macchia sullo schermo che si cerca di grattare via. È un virus vampiresco, GENIALE, e mal sviluppato.
Tanto per cominciare il protagonista avrebbe dovuto essere un ricercatore. Un genio della genetica. Non un normale lavoratore.
Invece è proprio una persona nella media, e nelle sue mani questa affascinante idea del virus vampiresco diventa un giocattolo pericoloso che rischia di scoppiare in mano al lettore. Lettore che come me si chiede dove voglia arrivare Matheson. Ma non perché questa idea sia sballata, ma solo perché è un’idea che risulta folle in mano a questo protagonista: non sa nemmeno come si usa un microscopio, figuriamoci come può avere le competenze per arrivare a una conclusione del genere.
E nel momento che questa conclusione arriva, cosa se ne potrebbe fare?

I PREGI
Il capitolo 9
Il più terrificante. Raramente ho trovato capitoli così perfetti nella loro architettura pienamente drammatica. La morte, l’angoscia, l’eternità come un carcere maledetto, gli squarci interiori, i dubbi, il dolore.
“E, vagamente, nel profondo dei tessuti cerebrali che ancora si dibattevano, si chiedeva come potesse starsene seduto lì, non capiva perché la sua disperazione non lo schiantasse al suolo.”
Le ultime righe, del capitolo sono un suggello perfetto. Inaspettato. Un boato che fa sobbalzare l’anima. Si resta con la pagina aperta, stupiti e basiti. Matheson ci ha preso per mano fin dalla prima riga del capitolo per portarci fin lì, sul baratro dell’orrore, per poi spingerci giù. E la cosa folle è che è bello essere buttati giù da un genio come lui.

Prosa
Valerio Evangelisti nella postfazione di questa edizione di Fanucci 2008 parla di prosa secca e asciutta.
Non sono d’accordo.
Se può essere vero per altri romanzi, come Helen Driscoll, non è così per Io sono leggenda, ci sono pagine che ricordano gli slanci letterari di Faulkner intessuti nelle atmosfere nere di Kafka. Pagine che è necessario leggere più volte per apprezzarne in pieno l’emotiva forza vibrante. In alcuni passaggi, Matheson sfiora la poesia. E questo succede in quasi ogni capitolo. Quindi, parlare di prosa secca e asciutta mi sembra una vera castroneria, a meno che Evangelisti non abbia come riferimento la prosa che Mann esprime in La morte a Venezia. Se così fosse, la prosa della quasi totalità degli autori sarebbe secca e asciutta.

Per finire
Molte le lodi a Matheson.
Eppure Io sono leggenda non mi è piaciuto.
Troppe aspettative, forse.
Una cosa è certa, è un romanzo ricco di idee e di atmosfere terrificanti. Idee che altri autori hanno colto e sviscerato. Idee che spingono ad ampliare lo sguardo nell’approcciarsi a un qualsiasi tema.

È la lezione tipica di Matheson: non c’è argomento sul quale sia stato scritto di tutto. C’è sempre un punto di vista non colto.
Grazie Richard


© 2012 by Sam Stoner



Titolo: Io sono leggenda
Autore: Richard Matheson
Editore: Fanucci
Anno: 2010
Pagine: 208
Prezzo: € 12,90
ISBN: 978-88-347-1604-5
Traduttore: Simona Fefè