martedì 6 settembre 2011

Italian Noir e Sam Stoner











di Sam Stoner

Ci sono periodi neri. Be’, questo è uno di quelli. Il fatto che Italian Noir sia uscita proprio ora la dice lunga.
Sì, Italian Noir è femmina.
È un’antologia che ha partorito 37 racconti.
Ha delle gran belle tette per allattare tutti questi autori. Non li conosco di persona, tanto per capirci non siamo andati a puttane insieme né con le donne autrici ho scambiato fluidi corporali, ma una cosa è certa, ci sono gran bei racconti.
Se non credete a me, noto cialtrone capace di adularvi solo per fregarvi qualche spicciolo, potete credere alla più attendibile coppia Noir Gisella & Giuseppe, curatori dell’antologia (Gisella Calabrese e Giuseppe Mallozzi n.d.r.).
Sopra a tutti, però, la grande chioccia, ossia “I sogni di Carmilla” (http://www.isognidicarmilla.wordpress.com/ ), l’Associazione che ha indetto il concorso e autoprodotto l’opera. Lo so cosa state pensando, che da quelle parti gira roba tagliata male. Può essere, ma una cosa è certa loro, come me, amano il racconto.
Perché il racconto è veloce, poetico, duro. Uno schiaffo in faccia come quello che si potrebbe ricevere da una compagna indispettita. Uno schiaffo che forse può far male, ma che sicuramente fa pensare.
Il mio racconto si intitola Espiazione. Il sottotitolo potrebbe essere: “Quando il destino si diverte a giocare con la vita e la coscienza di questi ridicoli esseri umani.” Sì, perché quello che accade al protagonista di Espiazione potrebbe accadere a chiunque. E chi può sapere quale potrebbe essere la vostra reazione?

“È faticoso picchiare a morte un uomo, o meglio è faticoso picchiarlo con l’intenzione di uccidere. L’essere umano è resistente, molto più di quanto si creda.”

Questo è uno dei tanti pensieri del protagonista del mio racconto. Lui, vittima e carnefice. Perché nel mio mondo Noir nessuno recita un solo ruolo.
Tutto sarà svelato nelle ultime righe, quando ormai sarete sicuri di sapere. Mi piace sorprendervi. In realtà non si tratta di nessuna verità svelata, quello che offro è solo un punto di vista differente.
Perché a volte basta solo spostarsi di qualche metro per scorgere ombre che sarebbe meglio lasciare sepolte…
E adesso levatevi dai piedi.  Sam Stoner (6 settembre 2011)
.
.
Per acquistare la versione cartacea o scaricare il pdf 
  ..

 


.
Fabrizio Cennamo, uno degli autori di “Italian Noir”, ha realizzato il
booktrailer dell’antologia,  in cui fa un omaggio a tutti coloro che hanno partecipato con i loro racconti, come appunto il sottoscritto.
.
.
Titolo: Italian Noir.  (Antologia di racconti).  Autori: Autori Vari.  Pagine 240.  ISBN 978-1-4478-4471-6.  Prima edizione sett. 2011.  Lingua Italiano. . Copyright Associazione Culturale "I Sogni di Carmilla".  (Licenza standard di copyright).  Dimensioni cm14.8×21.0.  Editore: Lulu.  Acquisto: Online Formato ebook  euro 6,00.  Formato cartaceo  euro 16,00

domenica 21 agosto 2011

De Cataldo. Romanesco criminale


di Sam Stoner

Eh sì, ci sono romanzi e romanzi. Ci sono dialoghi e dialoghi. Come ci sono autori capaci di restare su una pagina per settimane, e autori che “machissenefrega” di badare a tutto. Quel “tutto” che troppe volte in Italia viene lasciato così com’è. È proprio questo che accade ai dialoghi di Romanzo Criminale di De Cataldo.
Per chi non lo sapesse, il romanzo si ispira alla vera storia della banda della Magliana e che operò a Roma tra la fine degli anni settanta e inizio anni ottanta.
Parlamo de romani, dei più gran fiji de ‘na mignotta della Capitale.
Ma De Cataldo ha deciso di non curarsi troppo del linguaggio dei protagonisti, non tenendo conto di un fattore che io considero fondamentale: la lingua è il personaggio. Cosa ne sarebbe di un Montalbano che parla un italiano perfetto? Ma voglio essere onesto, i protagonisti romani di Romanzo criminale non parlano un italiano perfetto perché ogni tanto si trova un digressione romana, come: mo’ (adesso oppure molto), famo (facciamo), annamo (andiamo).
Ne esce un parlato a dir poco ridicolo. La prova? Leggete i dialoghi ad alta voce, sentirete arrivare alle vostre orecchie qualcosa di stonato, e se siete di buonumore – anche se vista la scena politica ed economica attuale sarà difficile - potreste anche farvi una sana risata.
Di sicuro non ha alcuna responsabilità Bruno Pari, ringraziato dall’autore per le lezioni di “romanità”. Non poteva certo costringere De Cataldo a scrivere le battute in romano.
Chi non avesse letto il romanzo ma visto solo il film non capirà di cosa parlo. Infatti gli sceneggiatori del film, Stefano Rulli e Sandro Petraglia, hanno ritoccato tutti i dialoghi rendendoli più fluidi e aderenti alla realtà, anche perché se non l’avessero fatto non sarebbe stato possibile trovare un attore disponibile a recitare quel ridicolo idioma partorito da De Cataldo.
Certo, così facendo De Cataldo risulta chiaro e leggibile in tutta Italia, con il vantaggio di essersi risparmiato un infame lavoro sui dialoghi, sarebbe stato complicato trovare una scrittura romanesca capace di arrivare anche a un triestino. Tuttavia, Camilleri ne avrebbe da dire in proposito, come pure Gadda e il suo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, nel quale i protagonisti parlano romanesco. Un romanesco protagonista di un romanzo che ha valicato i confini romani fino ad essere considerato un grande romanzo italiano.
Lo so, De Cataldo non è Gadda, ma è bene ribadirlo. E, soprattutto, non dimenticarlo.


Giancarlo De Cataldo
2011 by Sam Stoner



Romanzo Criminale
Einaudi - Euro 19,00
pag. 625
 








martedì 19 luglio 2011

Cem & Tery Cafe



Cem &Tery Cafe è un breve racconto che ho deciso di regalre gratuitamente a quanti mi seguono (che il Cielo Vi perdoni per questa vostra perversione Stoneriana).
Ho voluto offrire la mia personale "lettura" di una realtà drammatica. Una realtà che sta segnando profondamente questi ultimi decenni e con la quale ognuno, anche se indirettamente, è chiamato a fare i conti.
L'intento non è solo quello di intrattenere (fine al quale uno scrittore prega sempre in ginocchio di arrivare), ma di far pensare.
Qualcuno troverà alquanto macabro questo racconto, sicuramente altri mi punteranno il dito contro scagliandomi addosso anatemi per aver "giocato" su un argomento così serio, ma sono dell'avviso che per instillare un pensiero, una riflessione su un tema così importante, sia necessario percorrere strade poco battute.
Buona lettura e, mi raccomando, siate creativi nel lasciare i vostri insulti nei commenti. ;)
Cliccate qui per leggere

mercoledì 13 luglio 2011

Santacroce, facci eccitare! Per 2.000 cocuzze è il minimo....


Isabella Santacroce
Foto Rosangela Betti



di Sam Stoner

Ancheggiamenti sculettamenti sficheggiamenti. Ah! Che spettacoli erettizzanti le presentazioni della santacroce! Meglio che un giro in un club di lap dancers di Bangkok.
Leggendo dell'asta della autobiografia di Isabella Santacroce mi è venuta voglia di raggirare i miei cialtroni di lettori e poi fregarli.
Che soddisfazione sarebbe!
Al solo pensiero mi sento un po’ puttana. Mi si bagna il perizoma che mi ha regalato la mia amante. Spero non me ne vorrà, avrei dovuto riservarlo per i nostri giochetti, ma il solo pensiero della Santacroce mi ha sopraffatto. Avrei voluto scattarmi una foto e metterla sul mio blog!

Non solo.
Il pensiero della Santacroce ha fatto nascere in me anche dell’altro, ad esempio la tentazione di mollare il “pacco” ai miei lettori, anzi, direi fan. Sì, quella manica di spostati pronti a spendere 15 euro per leggermi. Col cazzo che io lo farei. Stephen King aspetto che arrivi nella biblioteca comunale (per poi acquistarlo in paperback dopo qualche mese). Ma non tutti sono avidi pidocchiosi tirchi come Sam.

Ma cerchiamo di elevare questo scritto e non solo il contenuto del mio perizoma.
Vedete, sono convinto che la letteratura e comunque ogni opera d’arte debba avere come fine quello di intrattenere e nel migliore dei casi far riflettere intrattenendo. Ma quanto si può spendere per questo? Se il prezzo di un’opera è proporzionato alla sua importanza, quanto dovrebbero costare opere come Amleto o Edipo Re? E quanto dovrebbe valere la visione di un film di Luchino Visconti o De Sica? Oppure ammirare uno Chagall?
 Il mondo dei galleristi ha capito il gioco con largo anticipo, ora arriva nella letteratura, ma c’è una differenza: a costare non sono le “croste” di un certo Picasso ma le opere di ragazzine la cui pennellessa è ancora sporca del primo mestruo. Eppure sono giocatrici scaltre. Farebbero le scarpe ad Aphrodite. Solo che non si rivolgono agli uomini ma ai lettori, in questo caso meri acquirenti… ma nel caso della santacroce possono anche chiamarsi “clienti”.

Isabella Santacroce

E così, la santacroce, quella che alle feste porta gli asini… i ciucci per intenderci; che delizia gli adolescenti (e non) con il suo fondoschiena, sul quale io, tra l'altro, ho lasciato fiumi di caldi, grondanti umori; che si è fatta le ossa scrivendo di ninfette infoiate che cavano gli occhi ai cani con i temperini, finalmente capisce che è arrivato il momento di buttare tutto l’armamentario sadomaso e smetterla di smazzarsi chiedendo sul suo blog chi desidera essere chiuso con lei, armata di frusta, in una stanza (lo so, è proprio dura la professione di scrittrice!).
Ma perché ora può liberarsi di questo fardello?
Semplice, perché finalmente potrà ingrassare il suo conto bancario mettendo all’asta la sua biografia autoprodotta.
Costo: al rilancio.
La prima copia venduta a 2.200 euro per 10 copie.
Vendute a chi? Ai ciucci di cui sopra. Del resto ognuno ai propri clienti…
(Spero solo che non abbiate intaccato i vostri risparmi o rinunciato alle vacanze per acquistare questa stronzata)
Naturalmente non c’è solo l’autobiografia ma anche dei regalini:

- Bara in legno e metallo dorato, con incisioni a fuoco;
- Fascia con la stella di David in raso e similpelle di colore viola liturgico;
- Foglio pergamena con dedica personalizzata (quindi col nome del vincitore) scritta dall’autrice;
- Scatola-contenitore ricoperta da immagini dell’ottocento care a Isabella.

Che Peccato, ho pensato. Se nel pacco ci fossero stati i suoi slip non lavati avrei offerto anche 2.000 euro per averli! Chissà che la Herta Muller non decida di smollare ai suoi fan 10 copie delle sue memorie erotiche unitamente al suo reggiseno, o che Camilleri venda 10 copie di I segreti di Montalbano insieme al calco della sua dentiera autografata
E quindi, scrittori, voi che pensate di realizzare opere d’arte, siete sorpassati.
Che Roth la smetta di scrivere capolavori per pigliarsi il Nobel, e inizi invece a mettere all’asta il calco del dito che intinge nell’umida cavità pubica della sua assistente per il modico presso di 50.000 mila euro come base. E si goda la vecchiaia alla faccia di quei coglioni che una volta si chiamavano lettori.
A presto, miei cari.
Sam


© 2011 by Sam Stoner

lunedì 30 maggio 2011

Philip Roth vince il Man Booker Price 2011

                                                                                          A Piece Of Mologue
                   L'intervista a Philip Roth, registrata in occasione dell'assegnazione del Booker International Prize 2011.
Roth parla dei suoi personaggi, di come un romanzo conduce a un altro, di come è diventato scrittore, degli scrittori che l'hanno ispirato. Al termine ricorda John Updike, ritraendolo come uno scrittore dalle infinite potenzialità e da una libertà narrativa incomparabile.

                                   di Sam Stoner
La quarta edizione del Man Booker International Prize 2011, il più prestigioso riconoscimento letterario di lingua inglese, ha visto come vincitore lo scrittore statunitense Philip Roth, 78 anni, autore del celebre “Lamento di Portnoy” e di “Pastorale americana” romanzo con il quale si è aggiudicato il Premio Pulitzer nel 1997, per non contare le candidature al Nobel per la letteratura. Ogni anno sembra essere il favorito, e di fatto lo è, ma non riesce a spuntarla sui più mediocri antagonisti.
 
Carmen Callin
Al Man Booker Price, Roth è stato protagonista non solo per la vittoria ma anche per le polemiche di uno dei tre giurati, Carmen Callin, (la sola donna). La Callin, fondatrice della casa editrice femminista Virago, ha ritirato il suo nome dalla giuria che ha decretato la vittoria di Roth e ha dichiarato al Guardian Review che “Ogni libro è la stessa storia. Per me non è neanche uno scrittore. Ho detto fin dall’inizio che non l’avrei messo nella rosa dei finalisti. Era l’unico che non ammiravo. Tutti gli altri mi andavano bene’’.
Appunto, chiunque altro a parte Roth. Forse a causa di come Roth tratta le donne nei suoi romanzi, per quanto la Callin abbia dichiarato al Guardian che le implicazioni femministe non hanno a che fare con questa sua decisione. Di fatto, Roth come Zuckerman (il suo alter ego letterario misogino e sessuomane protagonista di molte sue opere) è stato bistrattato pubblicamente proprio da una donna, come accade nei suoi romanzi: l’Autore viene buttato nel fango, considerato un pervertito privo di umanità e talento.
La giuria del Man Booker, comunque, difende la decisione, meditata e arrivata dopo 18 mesi di letture e discussioni. Nella motivazione del premio si legge: "Per oltre 50 anni i libri di Philip Roth hanno stimolato, provocato e divertito un enorme, e ancora in espansione, pubblico di lettori. La sua immaginazione non ha consentito solo di riformulare l'idea di identità ebraica ma ha rianimato la narrativa in generale e non solo la narrativa americana".
 
© 2011 by Sam Stoner

giovedì 26 maggio 2011

MariaGiovanna Luini, Cosa fanno le tue mani

L’autrice ci regala, nella sua ritmica, compulsa, trascinante scrittura, una nuova storia di donne. Di un amore malato, perverso, doloroso al quale Anna, la protagonista, sembra non poter rinunciare. Da una parte Luca, il male, dall’altra Paolo, il bene. Al centro, una donna forse malata, comunque incapace di comprendere se stessa.
Ma questo romanzo si distingue, oltre che per l’attenta indagine psicologica anche per essere il primo libro rappresentato in forma di video romanzo per non udenti in LIS (Lingua Italiana dei Segni). Il video, interpretato da un’attrice madrelingua sorda in LIS è fruibile sul web gratuitamente, sul sito della scrittrice
www.mariagiovannaluini.it/eros 

Pubblicato su E42 Magazine – numero marzo/aprile 2011
http://www.e42magazine.com/sfoglia/2011_02.php



Cosa fanno le tue mani
MariaGiovanna Luini
Historica Edizioni
Anno 2011
€ 15.00

venerdì 20 maggio 2011

I guardiani del destino di Philip K. Dick

Aprile ha visto l’uscita del racconto Adjustment Team dal quale è stato tratto il film I guardiani del tempo ora nelle sale cinematografiche. Il racconto presenta la suggestiva e fantasiosa interpretazione del Destino da parte del prolifico Philip K. Dick, considerato uno dei più importanti autori della narrativa americana del secondo dopoguerra. Le opere di Dick sono caratterizzate da un'irrequieta indagine sui temi della realtà, della simulazione e del falso, della teologia cristiana, della storia. Considerare Dick un autore di fantascienza denota gretta conoscenza della letteratura mondiale. A Fanucci Editore il merito di pubblicare la sua intera produzione. http://www.fanucci.it/

Titolo: I guardiani del destino e altri racconti
Pagine: 218
Prezzo : € 14,00
Traduttori: Maurizio Nati, Sandro Pergameno, Paolo Prezzavento
Editore: Fanucci

martedì 17 maggio 2011

La prostituzione all'Eur - PuttanTour


di Sam Stoner

Non si capisce perché all’interno dei folder e dei cd che presentano il Secondo Polo Turistico di Roma, l’Amministrazione Capitolina si sia dimenticata di inserire i servizi sessuali offerti dal prestigioso quartiere razionalista. A ben vedere, le prostitute sono le prime estimatrici di questo polo architettonico. È forse questo l’intento del Comune di Roma? Promuovere il quartiere tra le prostitute di tutto il mondo. Ma non vogliamo pensare male e ci fidiamo delle dichiarazioni ufficiali da parte degli organi Istituzionali che parlano di una seria difficoltà ad arginare la prostituzione.
In effetti, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno ci sta provando, le ordinanze ci sono state come pure il coordinamento delle Forze dell’ordine in base al Patto per Roma Sicura, ma in assenza di una nuova legge nazionale capace di fornire nuovi e più efficaci strumenti di contrasto c’è ben poco da fare. E l’Eur lo sa bene. È, infatti, da sempre uno dei luoghi prediletti dai “professionisti del sesso”. Sì, professionisti, perché qui all’Eur sembra che di sfruttamento della prostituzione ce ne sia ben poco. Difficile credere che gli scambisti che di notte si aggirano nel parcheggio dell’Archivio di Stato siano sfruttati, come pure per alcune attempate prostitute vicino il laghetto. Diverso è il discorso per le baby prostitute. Queste si trovano numerose intorno la Basilica di Ss. Pietro e Paolo. Mendicanti del sesso a pagamento, tenute d’occhio dai “papponi”, così si chiamano a Roma coloro che gestiscono e sfruttano le ragazze che si prostituiscono.


Ristorante Il Fungo - Roma Eur

Ci sono anche i transessuali, che però prediligono il Fungo come luogo di smercio, forse per il fallico simbolismo espresso. Insomma, un quadro alquanto svilente per l’Eur, presentato nelle più prestigiose fiere congressuali internazionali come il Secondo Polo Turistico di Roma. E lo sarà, ci assicurano al Comune di Roma. Lo speriamo. Intanto, però, i nostri ragazzi che la sera rincasano dopo la pizza, si trovano nel bel mezzo di un luna park del sesso.
Per sapere come ci si sta muovendo a livello municipale, abbiamo raccolto la dichiarazione di Pietrangelo Massaro, Consigliere del Municipio Roma XII Eur e Presidente della Commissione Sport e Cultura.
“La prostituzione rappresenta uno dei più grandi problemi presenti sul nostro territorio. E infatti già da tempo l’Amministrazione Capitolina si sta muovendo per attuare una politica che contrasti questo fenomeno. Come amministratore locale - dice Massaro - mi sono sempre sentito in dovere di occuparmi di questa vicenda che interessa soprattutto il quartiere dell’Eur. Qualche mese fa mi sono fatto promotore di una raccolta firme dei cittadini al fine di sensibilizzare tutti i livelli istituzionali: se non sono sufficienti gli interventi degli organi locali, allora occorre approvare delle leggi che consentano alle forze dell’ordine di intervenire efficacemente sulla prostituzione. Sono convinto che sarebbe assolutamente necessaria la convocazione di un tavolo istituzionale volto a individuare soluzioni concrete: un tavolo cui dovranno partecipare le Istituzioni competenti in materia di sicurezza, rappresentanti delle forze dell’ordine e gli organi politici del Municipio Roma XII Eur.”

© tutti i diritti riservati – Pubblicato su E42 Magazine n. 2/2011


A fianco, la mappa dettagliata del PuttanTour. Luoghi, orari e servizi sessuali offerti da prostitute, transessuali, omosessuali, scambisti, coppie, over 60, under 16 a Roma Sud. Mancano solo cavalli,  pecore e somari. Cliccare sulla mappa per vederla in alta definizione.




domenica 8 maggio 2011

Pensierino del giorno

Degradarsi. Buttarsi nel cesso. Farsi del male senza neanche sapere perché ma nel mentre si va avanti senza pausa. L’unica azione portata avanti con determinazione della vita. Tutto a metà, affetti, famiglia lavoro istruzione progetti passioni desideri. Tutto a metà ,a ma non il perseverare nell’annientare se stessi. Un azione solitaria che segue vie sotterranee, e solo tali perché ce l’abbiamo messe noi nel nostro sotterraneo; in fondo, dove nemmeno noi possiamo vederle nel momento in cui ci costringiamo a dimenticarcene.


Nel mentre, il tempo passa, le tacche del contaTempo scorrono sulle aste di ferro con il loro shhhhhhhhh. E non c’è modo di riportarle indietro. Vogliamo che vadano avanti. una cinque dieci venti fino a quando possiamo commiserarci delle occasioni fallite che non possiamo più recuperare. Perse, distrutte, sgusciate via come un salmone appena pescato che incautamente si tiene tra le mani.

Crogiolarsi nell’insuccesso. Rotolarsi nel fango fallimento. Pescare in sé le attenuanti in grado di mantenerci in vita come vegetali, sospesi tra la vita non vissuta e la morte temuta. Limbo per geni frustrati. Eterno e immobile.

sabato 7 maggio 2011

Saturday Nightmares Horror &Sci-Fi Expo.


Dal 3 al 5 giugno si terrà la seconda edizione del Saturday Nightmares Horror &Sci-Fi Expo. Una tre giorni dedicata al cinema horror ospitata dallo Sheraton Meadlowlands Hotel, al numero 2 di Meadowslands Plaza (East Rutherford, New Jersey, USA).

Prestigiosi e numerosi (ben sessanta) gli ospiti dell’Expo. Tra gli invitati Martin Landau, Tippy Hedren, Bruce Stern e Barbara Steele, noti al grande pubblico per essere i protagonisti di capolavori cinematografici quali Uccelli e Marnie, Ed Wood, Il pozzo e il pendolo e Black Sunday, solo per citarne alcuni.

La manifestazione aprirà con l’incontro delle Star con il pubblico, per il solito bagno di autografi, seguirà poi la proiezione di tre capolavori: Uccelli, La notte dei morti viventi e Martin. Le tre pellicole saranno introdotte dai protagonisti delle stesse.

Il programma completa della manifestazione al sito ufficiale
http://www.saturdaynightmares.com/


mercoledì 4 maggio 2011

La solitaria vita dello Scrittore

di Sam Stoner

Qual è la vita di uno scrittore Noir?
Nel mio immaginario dovrebbe essere simile a quelle dei personaggi che descrive, lo scrittore Noir dovrebbe vivere in ambienti le cui atmosfere richiamano quelle dei suoi romanzi. La realtà è un’altra.

.Il mondo Noir è dentro lo scrittore,
non fuori.
ciò che lo circonda è desolazione,
soprattutto sociale.

Lo scrittore Noir non è un gran frequentatore di salotti, feste, cocktail, aperitivi, cene… diciamo la verità, lo scrittore Noir fa un vera e propria vita del cazzo!
Logico che poi se la sfoghi sulla pagina. Prendiamo ad esempio Sam Stoner. La sua giornata tipo.
Deve andare a lavorare, quindi al mattino raggiunge in auto l’ufficio che ha vicino casa. Il suo ufficio è composto da tre persone. Tre persone che vede ogni giorno per anni, e che spera di continuare a vedere perché vorrà dire che Sam ha un lavoro. A una certa ora stacca e torna a casa in auto. Venti minuti di tragitto.
A casa legge e scrive fino a cena (non che ci sia tutto questo tempo per farlo). Poi guarda qualcosa di interessante in tv, soprattutto le serie americane e sbircia nel pc in cerca di notizie di cronaca nera interessanti. Va a dormire relativamente presto per svegliarsi altrettanto presto al mattino, solitamente prima dell’alba, per scrivere.
E così comincia una nuova giornata.
Non incontra molte persone, tranne che al supermercato. Oppure nelle sere che partecipa a presentazioni o mostre d’arte. Non frequenta bar malfamati. A Roma non ci sono i bar che si possono trovare nel Village o a Soho. Al massimo c’è il baretto con la sala biliardo di Tor Bella Monaca, ma è bene non entrarci se non si è del luogo. Si rischia la vita.
La sola persona con la quale Sam scambia quotidianamente il saluto è una prostituta. Si vedono un paio di volte al giorno tutti i giorni. Salutarla è diventato più un gesto di cortesia che altro.
Insomma, diventare uno scrittore Noir non è stata poi una così grande pensata. L’uccello di Sam è diventato taciturno e scorbutico. Sam comincia a prendere informazioni sulle associazioni che assistono donne affette da ninfomania. Le probabilità di una trombata dovrebbero aumentare considerevolmente, comunque più che non nel corso di ceramica proposto dal municipio.
Potrebbe darsi all’alcol, ma poi non potrebbe scrivere, solo Hemingway riusciva a farlo pur essendo ubriaco fradicio. Così continua a percorrere le sue giornate, una dietro l’altra, parla solo con i suoi personaggi fraternizzando con le future vittime. Nel mentre, considera l’opportunità di prendere un caffè con la prostituta, il solo essere umano che non scivola sui finestrini della sua auto e nella sua fantasia.
Che vita del cazzo quella dello scrittore Noir.

©2011 by Sam Stoner

lunedì 18 aprile 2011

EL GRINTA



di Sam Stoner

Il West.
Così come deve essere.
Sporco. Ruvido. Cattivo. E capace di prendersi per il culo.
Che agghiacciante piacere vedere bambini applaudire allo spezzarsi del collo degli impiccati, come pure vedere il West nei catarrosi sputi sulle assi di legno sudice e scricchiolanti dei portici di Fort Smith, dove si ammazza per non essere ammazzati, dove si ammazza per soldi, dove si ammazza per aver infranto la legge. In quel lembo di Frontiera, la vita non vale niente, anzi sui cadaveri ci si ride. 
Chalrles Portis e John Wayne
Tutto questo è possibile grazie ai Cohen, capaci di prendere il romanzo di Charles Portis (True Grit, romanzo a puntate uscito per la prima volta nel lontano 1968 sul Saturdat Evening Post e pubblicato in Italia da Giano Editore) e soffiarci dentro la vita.
Sì, perché questo è l’adattamento di un romanzo, non un remake.
El Grinta dei Cohen non è un lifting al volto segnato di Frontiera del Duca (John Wayne, protagonista del film di Hathaway del 1969 n.d.r.).
No, si tratta di un noir alla Donald Westlake o alla Elmore Leonard. Un noir che si prende davvero poco sul serio. Un risultato cinematograficamente perfetto che poteva essere vanificato. I due fratelli, infatti, dovevano maneggiare il sacro West, e le cose avrebbero potuto complicarsi non poco se avessero spinto il pedale verso la loro ben conosciuta surreale comicità nera. E invece hanno dato solo un lieve tocco “Cohen” alla già ironica lettura del West di Portis. Già, perché Portis ama e sbeffeggia il West in egual misura. Basta dare un’occhiata alla copertina originale del suo romanzo del ‘68, che invece di pistoleri, sceriffi e pallottole vede ritratta una ragazzina, la stessa che nel film ha il volto di Hailee Steinfeld. E che mette in riga con le sue taglienti parole pistoleri, ranger e uomini di legge. La sua interpretazione magistrale viene esaltata dai dialoghi, feroci e spumeggianti, ironici e duri.
Sono molte le letture di questo capolavoro, c’è il Cinema, quello con la C maiuscola: dialoghi, appunto ma anche le puntuali musiche di Carter Burwell, la fotografia decisamente noir di Roger Deakins, scenari notturni da togliere il fiato, atmosfere fiabesche e colpi di scena spietati.
Ma è l’anima del film, che tutto trascina verso il sublime, è l’anima nobile della Donna incarnata dalla Steinfeld.
Jeff Bridges, invece, è l’anima nera e cialtrona. Quella che usa la legge per ricavarci quel che può ma che ha un cuore, anche se ben nascosto sotto il fetore del sudore, dell’alcol e del cinismo. Un cuore che proprio la ragazzina riuscirà a scovare e portare alla luce.
Come del resto accade ogni giorno tra uomini e donne, fin dall’inizio dei tempi. Quella stronza di Eva a parte, ovvio.
Molti hanno parlato di El Grinta come di un western classico, ma non si vede un saloon, emblema della filmografia western. La verità è che ai Cohen non serve, loro dipingono il loro West, ed è un West che rimane dentro.
Evidente, e apprezzabile, l’omaggio dei Cohen al più grande western mai realizzato: Gli spietati, di e con Clint Eastwood. I Cohen, infatti, chiudono El Grinta ricostruendo la stessa scena che apre e chiude Gli spietati. A voi scoprire quale.

I Cohen hanno studiato.
Corbis li ha elettrizzati e ispirati.
Una sola visione non basta.
Non si raggiungono le “dovute” cinque visioni degli Spietati, ma almeno due sono d’obbligo.

Copyright 2011 © by Sam Stoner

SCHEDA FILM
REGIA: Joel Coen, Ethan Coen
SCENEGGIATURA: Joel Coen, Ethan Coen
SOGGETTO: Dall'omonimo romanzo di Charles Portis che fu già alla base del western con John Wayne
ATTORI: Jeff Bridges, Hailee Steinfeld, Josh Brolin, Matt Damon, Barry Pepper, Paul Rae, Jarlath Conroy, Domhnall Gleeson, Elizabeth Marvel, Ed Corbin, Dakin Matthews, Joe Stevens, Leon Russom, Mary Anzalone, Bruce Green (II), Brian Brown, Mike Watson

FOTOGRAFIA: Roger Deakins
MONTAGGIO: Roderick Jaynes
MUSICHE: Carter Burwell
PRODUZIONE: Scott Rudin Productions, Skydance Productions
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures Italia
PAESE: USA 2010
GENERE: Drammatico, Western, Avventura
DURATA: 110 Min
FORMATO: Colore 2.35 : 1 Sito Italiano
Sito Ufficiale



SCHEDA ROMANZO
Charles Portis

Titolo: Il Grinta
ISBN 978-88-625-1077-6
Pagine 190
Euro 15,00
Collana: Blugiano
Link Editore






martedì 12 aprile 2011

L'Italia e il suo Noir da baretto


di Sam Stoner

Tutti parlano di globalizzazione, di contaminazioni, di abbattimento dei stantii confini.
In Italia, però, nel Noir si vuole affermare il Noir italiano.
E cos’è il Noir Italiano?
Ma soprattutto, c’è davvero l’esigenza di un Noir italiano?
In ambito letterario, l’Italia dovrebbe essere conosciuta nel mondo grazie a scrittori con i contro cazzi eredi di Dante, Boccaccio, Pavese. Certo, c’è chi dice che La Divina Commedia sia uno dei più grandi Noir, come lo sono le tragedie di Shakespeare e Sofocle, per non parlare di Kleast.
Ma se è così, mi chiedo: come si fa a chiamare noir le solite stronzate con il solito sfigato ispettore con il vezzo di artista che ama la cucina e non ha famiglia? Forse ne ha parlato Dante e non me ne sono accorto?
La verità è che il Noir italiano non esiste. E se continuiamo di questo passo diventeremo una macchietta ridicola agli occhi del mondo. Il nostro Noir sarà “avvertito”, “sentito” come gli ormai stereotipati “pizza e mandolino” o “mafia e spaghetti”; il Noir invece dovrebbe avere radici nella Cultura e nella Storia italiana, in questa che è la culla della Civiltà mondiale. Un Noir capace di reinterpretare l’anima italiana, anche se si tratta di un racconto ambientato in Cambogia.

Sembrerebbe migliore la situazione del poliziesco italiano.
Certo le radici qui ci sono, basta dare un’occhiata al secolo scorso Gadda, Sciascia, Scerbanenco. Ma nel ventunesimo secolo dove sono i giovani autori (sotto i cinquanta/sessanta) capaci di raccogliere l’eredità di questo terzetto?
Ed ecco che tra gli scaffali si trovano polizieschi confusi ed edulcorati, molti dei quali non resistono a farci la morale, mandarci un “messaggio” positivo. Un poliziesco buonista persino di fronte ai serial killer, buonisti anche loro, ovviamente; mai sanguinari come quelli che ci regala la cronaca e che farebbero mangiare la polvere ad Hannibal.
Di fronte a questa farsa, sarebbe meglio disseppellire il poliziesco italiano del novecento, persino quello cinematografico di Maurizio Merli e Franco Nero, quello bastardo, scoglionato, stronzo, cialtrone e sanguinario. Il poliziesco Nostro, riconosciuto persino da Quentin Tarantino. In Italia abbiamo più di un paio di scrittori capaci di farlo rivivere, ma non si applicano, forse distratti dalle richieste di editor che farebbero bene ad andare a vendere collanine sulla spiaggia invece che scaldare i loro inutili culi su poltrone inadatte ad ospitarli.

Alle nuove leve del Noir/Poliziesco italiano, come già detto, viene richiesto, sempre e comunque, di sfornare racconti e romanzi ancorati alla tradizione italiana. Non quella letteraria o culturale nobile, come accennato, ma quella del cortiletto o del baretto, della piazzetta, del paesello italiano (purché non ci si avvicini a Sciascia, per carità. C’è bisogno di novità!) cancellando con un colpo di spugna secoli di Sacro Romano Impero con una Roma capace di regnare sul mondo, annullando le imprese di Colombo, le opere di Leonardo, Michelangelo, Bernini, il Rinascimento, addirittura il più recente neorealismo del dopoguerra e persino, udite, udite, Isabella Santacroce. Che il cielo li perdoni!
Nessuno sa quale sia questa “tradizione Noir italiana”. Si sa soltanto che bisogna onorarla, servirla e ficcarla nei racconti e romanzi. E allora ecco che questi poveri cristi di nuovi scrittori forzano la loro scrittura verso i più beceri stereotipi italiani: i dialetti. Cazzo, questi sono italiani. La cucina. Cazzo, questa sì che è italiana. E via di questo passo, procedendo alla cieca.

Negli USA chiedono Thriller, Noir, Hard Boiled, Mistery e non importa dove sono ambientati e chi è il protagonista, purché ci sia la Storia o il personaggio. E sfondano. Non a caso tra i migliori racconti Mistery Usa si trova sempre almeno un racconto ambientato all’estero e con protagonisti stranieri o addirittura scritti da stranieri che si sono trasferiti in territorio statunitense; un esempio è Garry Graig Powell, cresciuto in Inghilterra e negli Emirati Arabi. Un suo racconto ambientato a Dubai e con protagonista una cinese è stato selezionato da Jeffrey Deaver (quello a cui leccano le chiappe quando stringe la mano a Faletti per ringraziarlo di tradurre i suoi romanzi in italiano e poi metterci il suo nome) per l’antologia The Best American Mystery Stories 2009.

Qui da noi, invece, se uno scrittore italiano ha la fortuna di crescere in Europa (a mio immodesto avviso, per evitare lo scimmiottamento del Mystery americano basterebbe richiedere Mystery di ambientazione Europea) e decide di ambientare un racconto a Bruxelles, può anche chiuderlo nel cassetto, a meno che non lo trasferisca nella… Ludigiana. Mica si scherza.
Qui si tratta di grandi teste di… che guidano l’ambiente editoriale Noir italiano. Scusate, non grandi teste, ma piccole, provinciali. Anzi, rionali.
Perché non dobbiamo dimenticarci che qui in Italia siamo… globalizzati. Anche nel Noir.

A frate’, fammene ‘n’artro che ciò la gola secca. ‘sta cazzo de convescion italiana de noir nun finisce più. Quest’anno pe’ fa’ le cose in grande, se so presi er baretto. Li mortacci loro…”
Copyright 2011 © by Sam Stoner