lunedì 6 maggio 2013

Sam Stoner presenta Marco Proietti Mancini






da sinistra, Sam Stoner e Marco Proietti Mancini





Roma, via Tiburtina, libreria Arion,
Sabato 4 aprile, ore 18.
Presentazione del romanzo “Gli anni belli” di Marco Proietti Mancini.
Con Sam Stoner.



Peccato per voi che non eravate presenti.

Scintille, giochi pirotecnici, vibranti scosse telluriche hanno animato la platea presente tra gli scaffali della libreria Arion di via Tiburtina. Astanti, chiamati dalla roboante voce di Sam Stoner, hanno assiepato vetrine e atrio. Incantati come Ulisse dal canto delle sirene, si sono fatti sedurre dalla prosa di Marco Proietti Mancini.

Tramonti romani, sapori della cucina di casa, intrecci famigliari, pugni scagliati contro il destino e lacrime d’Amore. Sì, Amore, quello con la A maiuscola. Un Amore che non solo domina il romanzo ma che ha dominato anche l’intero pomeriggio Proiettiano.

Mi sono fatto maschera e attore, oratore e ciambellano, inchinandomi davanti alle parole e ai periodi, alle pagine che scorrevano incessanti nelle orecchie della platea e nelle mie. Deliziati, incantati impossibilitati a condurre il pensiero altrove se non sulla storia di Benedetto ed Elena. Una storia, la loro, che è una favola.
Perché sognare è un dovere al quale non ci si dovrebbe mai sottrarre. Per questo Marco condivide con noi questa storia. Per non farci dimenticare dei sogni e per per donarci emozioni profonde, sempre ammantate dalle vesti delicate e magiche della sua prosa.

In questo pomeriggio di maggio, Marco ha dato tutto se stesso, sudato, sfiancato e felice. Dediche e firme sui tomi acquistati, sorrisi e flash in un sabato che ha segnerà i ricordi dei presenti. Ricordi che avranno con sé dopo aver letto “Gli anni belli”. Forse non lo sanno ancora, ma lo so io. Non hanno scampo. Per loro fortuna.


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Gli anni belli. Storia d'amore tra le due guerre.
Marco Proietti Mancini
Edizioni della Sera
Pag. 415
Anno 2013
Brossura

 

domenica 7 aprile 2013

RECENSIONI: Fabio Mundadori | Occhi viola


La lettura procede spedita fin dalle prime pagine.

Tutto in questo racconto di circa 100 pagine fila via liscio: la storia, l’indagine, il ritmo, la caratterizzazione dei personaggi: la protagonista è ben definita, il commissario, ironico e cinico, non si sbrodola mai addosso come spesso accade in altri romanzi (non di Mundadori ma di alcuni che pubblicano. Chiamarli scrittori significherebbe sputare in faccia al noir.)

Qualche parola in più bisogna spenderla per il personaggio del bambino.
I bambini sono dei rompicazzi micidiali, complicati da gestire in questi contesti, di solito sono usati per giustificare ingenuità proprie della storia facendoli agire come adulti o ancor peggio si attribuiscono loro dei lampi deduttivi estranei al mondo fanciullesco.
Fabio invece tratteggia con onestà e coerenza il bambino, non è funzionale alla storia, né fa parte. È un bambino sveglio, ma pur sempre bambino. E Fabio lo sa bene.
Qualche parola in più avrebbe invece dovuto spenderla Fabio su Occhi viola, la protagonista, personaggio complesso, la cui psicologia emerge quasi sempre attraverso le sue azioni. Il che va bene, ma sarebbe stato necessario scrivere dei capitoli in flashback. Occhi viola, nel finale, sorprende con decisioni e azioni forti e apprezzabili. Badate, parlo di sorprese non di colpi di scena, quelli che arrivano sulla pagina come conigli estratti dal cilindro dal mago/scrittore di turno. Per fortuna Fabio non ha seguito corsi di magia e così ogni evento narrato è sorretto da una ferrea logica, una struttura che mai sbanda e personaggi coerenti.

Riguardo la struttura.
I capitoli sono molti. Alcuni di un paio di pagine. E quelli dedicati a Occhi viola sono da questa narrati in prima persona. Il tutto però funziona. Si tratta di un montaggio cinematografico che tiene alta la tensione e non confonde mai.

Lo stile è asciutto e al servizio della storia. Fabio si concede qualche licenza letteraria solo nell’incipit, licenza ben riuscita, una scrittura che è nella sua penna eppure Fabio non indulge, come molti altri scrittori italiani di thriller, nelle descrizioni. Descrizioni che detto tra noi spaccano le palle al lettore. (Vedi la descrizione dei fiori nel giardino del laboratorio della scientifica nel primo romanzo di Faletti. Pagine degne di essere presenti in un manuale di giardinaggio.)

Il finale prevede esplosioni e sparatorie, risse e fughe. Molto alla Die Hard, come dice lo stesso Fabio. Tutte scene ben scritte, con un ottima tempistica e un ritmo capace di accompagnare l’azione. La mia scena preferita resta la fuga del bambino e la successiva caccia. Davvero ben scritta.


Fabio Mundadori (Foto di Cinzia Volpe)
La tensione e l’azione sono due elementi che Fabio sa dosare al meglio, tra un proiettile, un’esplosione e un corpo a corpo, ciò che rimane in primo piano sono sempre le emozioni dei personaggi.

Lettura consigliata.
 
Occhi viola
Fabio Mundadori
Ego Edizioni
pag. 100
 
 

 

 

lunedì 1 aprile 2013

Sam Stoner presenta Gli anni belli

 



Giovedì 21 marzo. Ore 18. Biblioteca Borghesiana.
Un ex stalla. Pregevole costruzione riqualificata. Un’oasi culturale nel mezzo di una sempre più violenta desertificazione mentale. Silvio Cinque è la mia guida. Silvio Cinque il maestro di cerimonie. Capelli canuti e un entusiasmo da adolescente. Soprattutto passione. Passione per la propria missione: allevare i bambini del quartiere a suon di libri e farne teste pensanti e non carcasse logore di arrivismo.
Dopo di me, colui deputato a presentare, arriva l’autore con famiglia a seguito. Poi arriva la platea. Occhi curiosi, occhi che hanno letto molto. Sarà una passeggiata fargli piacere il romanzo, sarà complicatissimo mantenere viva la loro attenzione, ma sono preparato. Ho messo da parte tutte le emozioni che Gli anni belli mi hanno donato. E con le emozioni non si scherza. 
 
Basilica S. Lorenzo, 1930, Roma

Si parte. Sfodero i primi assi nella manica. Coinvolgo l’autore. Cito pagine inaspettate. Leggo periodi che spiazzano, periodi che narrano dell’emozione dei protagonisti e poco della storia. Perché Gli anni belli è prima di tutto Emozione e solo dopo una storia.

Pagine che scorrono veloci sotto lo sguardo impaziente. Parole, migliaia, che creano universi fino allora sconosciuti. Parole che costruiscono il ricordo di emozioni. Le strade di Roma, il suo cielo al tramonto che sembra dipinto di fresco, il quartiere di San Lorenzo con le botteghe aperte e le donne sedute a parlare e sparlare del quartiere e di chi ci abita, estranee a tutto il resto, perfino alla guerra. L’odore dei panifici e del pane caldo, il profumo del latte messo a bollire al mattino e che si diffonde per casa.
Codifica sensazioni e ricordi. Ecco cosa fa Marco Proietti Mancini, attinge alla memoria di ognuno, a un quotidiano a volte perso e che meriterebbe essere recuperato per poi adagiarlo sulle pagine, come farebbe un padre con il figlio che dorme, attento a non svegliarlo, attento a preservare i suoi sogni. La famiglia prima di tutto. Gli affetti che diventano pilastri di una vita altrimenti incomprensibile.

Emoziona la sua scrittura. Ma non si tratta dell’emozione di un cadavere che penzola da un palazzo, è quella più delicata e quasi impalpabile dell’amore profondo. Quella che non si dimentica più.

Biblioteca Borghesiana, Roma
 
Lui, Marco, inganna chi legge, suggerisce una storia tra due giovani innamorati per poi rivelare, solo alla fine, l’affresco di molte vite, l’abbraccio che non molla la presa delle sue parole. Ed ecco arrivare la speranza, il sogno, il tornare bambini e diventare adulti, i riti di passaggio, gli addii, il ritrovarsi, il vibrare di anime e di speranze.
Alla fine capisco che non devo convincere nessuno a leggere questo romanzo, posso suggerire di farlo, sottovoce, quasi geloso di condividerne l’emozione. Un sussurro che ognuno in sala coglie. Perché si sa, i sussurri del cuori non si perdono mai.

 


 
Gli anni belli
Marco Proietti Mancini
Brossura
Pag 420
Edizioni della Sera

 

 

 

 

venerdì 22 marzo 2013

Mr Noir dei miei coglioni

di Sam Stoner

Ecco come ci si sente dopo aver scritto un fottuto capolavoro senza che un solo Tg nazionale ne parli. Anche se detto tra noi, non passeranno 24 ore che elemosinerò una recensione su un qualsiasi giornaletto di quartiere. Ieri per la prima volta ho fatto entrare in casa un testimone di Geova con l’intento di vendergli il mio racconto. Abbiamo iniziato con il vedere le immagini di orsi che leccano miele dalla mano di ragazzine e siamo finiti con il vedere le foto delle infermiere sexy scartate per la locandine del racconto. Pensavo ormai di averlo in mano ma il pivello è riuscito a estorcermi un abbonamento annuale alla sua rivista in cambio di un acquisto su Amazon.
Per festeggiare ho ritagliato una corona da una scatola di scarpe e ho stappato un Tavernello in tetrapack.
Ora se tu stai leggendo questo post e non hai acquistato il mio racconto a 1 fottuto euro virgola 49 fottutissimi centesimi allora sei un gran bastardo. E te lo dico con il cuore.
Per la miseria, ci ho messo dentro uno stupro, una transessuale, un cinghiale selvatico, un’infermiera troia, un branco di naziskin, una suora sessualmente pervertita, criminali sloveni ed ELVIS PRESLEY!
Cosa volete ancora? Non siete altro che delle sanguisughe!
Basta, me ne torno a scannocchialare la dirimpettaia che ha l’abitudine di stare per casa mezza nuda.
 

 

 

venerdì 1 marzo 2013

Corpifreddi e Sam Stoner


 
Sangue, risate e morti.
Mi piace giocare con il fato essendo io il solo e unico dio della mia pagina.
Ed ecco Elvis Rosso Sangue, il racconto lungo che ho spedito al concorso Corpifreddi.
Primo classificato.
Mi vanto, mi do pacche sulle spalle, lancio baci allo specchio. Celebro il mio Ego con lanci di monete di cioccolata.
Un anno. Dodici mesi. Quarantotto settimane per arrivare alla pubblicazione. Neanche per un parto alieno.
Ora è arrivato.
10.03.2013
Sconquasserò il mondo noir romano.
Io il nuovo fottuto Re di Roma.
Alloro sulla mia testa!

martedì 19 febbraio 2013

Il Re torna con un crime!

JOYLAND questo il titolo del nuovo romanzo di Stephen King in uscita mondiale per il prossimo 4 giugno.
 
In Italia sarà pubbicato da Sperling con traduzione di Giovanni Arduino.
 
Un crime per il Re, comunque non a digiuno di questo genere, letto con avidità negli anni dell'adolescenza e praticato nel corso degli anni con ottimi risultati. Ricordiamo: Colorado Kid, 1922 (presente in Notte Buia, niente stelle), La morte di Jack Hamilton (presente nella racconta Tutto è fatidico) e l'ottimo crime Torno a prenderti.
Questa scelta è frutto dell'accordo con la casa editrice Hard Case Crime specializzata nella pubblicazione di opere Hard Boiled, non a caso il racconto Torno a prenderti fu pubblicato proprio con la stessa casa editrice.
La storia è ambientata in un parco divertimenti del Nord Carolina, nell'anno 1973, e riguarda un giostraio che deve affrontare "l'eredità di un crudele assassino e il destino un bambino morente".
 
 
 

lunedì 18 febbraio 2013

Presentazione del mio racconto "L'amore, questo bastardo"

Da sinistra, Cristiana Iannotta e Sam Stoner


Presentazione “L’amore questo bastardo” di Sam Stoner
Roma, 14 febbraio 2013
Centro Culturale Elsa Morante

Digressione brillante dai miei consueti binari Noir. Sì, mi sono concesso una piccola ma fruttuosa vacanza partecipando a un concorso per racconti brillanti sull'amore. Ovviamente non nutrivo alcuna speranza, il solo intento era accettare l'invito di una carissima amica Roberta Gregorio.
Ho scritto, ho inviato, ho vinto: 3° posto. Niente male come esordio in un genere per me nuovo.

E' seguita la pubblicazione in ebook e la presentazione che non sarebbe potuta avvenire se non il giorno degli innamorati, vista la matrice dissacrante e cinica del mio racconto amoroso.

Avevo sperato in una presentazione che avesse poco di istituzionale e che fosse più un alternarsi di riflessioni sull’amore, da parte mia e delle persone presenti. Così è stato.
Atmosfera allegra e ironica. Ci siamo concessi qualche pensiero importante, venuto sia dalle donne che dagli uomini, ma solo qualcuno.

Ho parlato delle mie tragiche esperienze amorose, il che spiega in parte le mie esternazioni sull’amore e il tono cinico nei racconti, e di come io ne sia uscito fuori. Uscito fuori… si fa per dire.
Ho letto qualche pagina de L’amore questo bastardo, ma non le pagine più ciniche a detta di alcune lettrici presenti. Questo avvalora il diverso punto di vista maschile e femminile.

Molti visi amici, qualche scrittore (eravamo in sei), molte belle donne, bisogna dire che il livello medio di beltà ha registrato picchi inesplorati, molte teste pensanti, il che unito ai corpi tutte curve faceva delle presenti delle donne moooolto pericolose.

Sul palco, cari amici che hanno accettato il mio invito. Cristiana Iannotta autrice dell’opera “Senza rete di protezione”, esilarante racconto sulla vita di coppia e del tentativo di avere un bambino visto sia dal punto di vista femminile, decisamente pragmatico, e di quello maschile, a dir poco sognante. Poi la scrittrice Cinzia Giorgio, a giorni uscirà il suo giallo L’Enigma Botticelli, finalista al premio tedeschi 2012, e il direttore del Centro Pier Luigi Manieri, scrittore e saggista.

Con il mio racconto ho indagato alcuni meccanismi propri dell’approccio e delle prime uscite di coppia, con il racconto di Cristiana siamo passati al matrimonio e all’avere un bambino. Un filo narrativo interessante che ha in comune la visione dell’uomo nella veste di compagno come fantasma, un ectoplasma che quando agisce incasina le cose. Meglio che pensi a vedere le partite e il gran premio e che vada a giocare a calcetto.

Per tutto il resto ci pensa la donna. Decide anche se e come stare insieme. Decide quanto e quando e se sposarsi. Insomma, noi uomini non siamo in grado di andare oltre alla rosa regalata per le feste comandate e al sesso. E a dire la verità, già solo ricordarsi la data di un anniversario la vedo una sfida importante.

Ringrazio Claudio Biondi, Marco Proietti Mancini, Pier Luigi Manieri e Pietro Alercia (sì, prima gli uomini e poi le donne!) e poi Cinzia Giorgio e Cristiana Iannotta, Alessandra Rinaldi , Elisabetta, Luigina Bongo e Paola Barbuto, Alessia Zarrelli, Daniela Floreani, Graziella Passeri, Francesca Staiti, Barbara Petrocchi e quanti con la loro presenza hanno contribuito a rendere piacevoli e divertenti le due ore passate a disquisire d’amore.
Scarica la versione ebook del racconto a soli 0,99 euro sul sito ufficiale http://lamorequestobastardo.blogspot.it

sabato 19 gennaio 2013

La mia amata rivista gotica MSP Mag



Mary Shelley Project Magazine.
Il numero due del periodico di cultura gotica più seguito in Italia è finalmente on line.
Il vostro odiato Sam Stoner (Direttore Editoriale) e Cinzia Giorgio (Direttore Esecutivo) sono gli ideatori della rivista.
Abbiamo atteso qualche mese di troppo ma a giudicare dai risultati ne è valsa la pena.
Il magazine si può trovare in:
oppure si può leggere sulla piattaforma Issuu http://issuu.com/mspmagazine/docs/mspmag2
sfogliandolo come una vera e propria rivista.
Nelle prossime settimane i più fortunati riceveranno una copia cartacea, chi ne desiderasse una potrà richiederla scrivendo a maryshelleyproject2011@gmail.com

Questo numero, più importante con una foliazione di 68 pagine e più ricco nei contenuti rispetto al primo, apre con Ann Radcliffe (regina del gotico inglese) protagonista della rubrica Interviste dall’oltretomba curata dalla scrittrice Cinzia Giorgio, che ci offre anche un interessante ritratto di Mary Elizabeth Maxwell Braddon, capostipite della letteratura gotica; per Focus on l’esclusiva intervista a Giulio Leoni, indiscusso maestro del giallo storico. Marcello Gagliani Caputo, per il cinema gotico/horror, offre un parallelo tra  il Dracula di due grandi registi Browning e Coppola, e Salvo Zappulla, direttore della casa editrice Merino Nerella, intervista Barbara Baraldi, una delle più importanti esponenti della narrativa gotica contemporanea. Grazie alla collaborazione con Daniela Contini e Antonella Leone di Full Frame (http://www.fullframeallinyourhead.com) il MSP Mag accoglie in esclusiva, nelle proprie pagine, gli scatti gotici dei più creativi fotografi contemporanei: in questo numero Andrea Talarico.

Per  l’arte gotica, Rosanna Mele continua il suo viaggio nell’inquietudine con Francisco Goya mentre Paola Pegolo indaga le figure della donna lupo, la vampira e la vamp. Ancora cinema con la recensione di Vestito per uccidere di Brian De Palma a cura di Arthur Lombardozzi e de La Chiesa di Michele Soavi curato da Elizabeth Sherrinford. Sonia Paolini intervista Serena Bono autrice del saggio Origine e diffusione del vampirismo. Infine, le recensioni della Biblioteca di Alessandria con Leopoldo Lugones, Marion Zimmer Bradley, Muse ribelli e La notte di Villa Diodati di Mary Shelley.

Per qualsiasi informazione
visitate il sito ufficiale www.maryshelleyproject.com
visitate la pagina Facebook Mary Shelley Project
oppure scassate le palle al qui presente Direttore Editoriale di Mary Shelley Project Magazine.
Buona lettura.
 

lunedì 7 gennaio 2013

Sam Stoner si racconta attraverso il cibo


 
 
Grazie a Federica Gnomo per avermi ospitato nel suo blog Gnomo sopra le righe all'interno della rubrica "In cucina con lo scrittore". 
 
Non so che ritratto sia uscito di Sam Stoner, ma di sicuro Federica è riuscita a mostrare alcuni aspetti inediti della mia persona e anche qualche curiosità.

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Mangiare è un’esperienza mistica. Misteriosa e totalizzante, capace di sedurre sensi, ragione e cuore. C’è un che di erotico. Quindi sulla mia tavola c’è solo il meglio, sempre. E mi piace cucinare, è una sorta di sofisticato autoerotismo culinario...

Il resto dell'intervista al link seguente

domenica 23 dicembre 2012

Presentazione a Roma delle Cronache dalla fine del Mondo

Sam Stoner e Laura Costantini

di Sam Stoner
Venerdì 21/12/2012 alle ore 18 al Centro Culturale Elsa Morante (piazzale Elsa Morante, Roma) per il ciclo “lo scrittore contemporaneo” si è tenuta la prima presentazione ufficiale dell'antologia “Cronache dalla fine del mondo” curata da Laura Costantini.
All'evento erano presenti, oltre alla curatrice dell'antologia e all'editore Francesco Giubilei, alcuni dei 25 autori: Enrico Gregori, Francesca Montomoli, Aurelio Raiola, Marco Sisi, Sam Stoner, Giovanni Stoto.
La presentazione, iniziata con un cappello introduttivo del direttore del centro culturale Pier Luigi Manieri, è proseguita con una piacevole intervista/conversazione con ognuno degli autori presenti seguita dalla lettura di un brano tratto da ciascun racconto.
Atmosfera calda e accogliente, quella del Centro Elsa Morante. Poltrone comode, bar, esposizione di dipinti a far da cornice alla sala. Volti amici come quello di Pier Luigi Manieri, direttore del centro ma anche autore di saggi cinematografici, racconti e romanzi, e di Laura Costantini, curatrice dell’antologia, giornalista e scrittrice. Per non parlare del pugno di cronisti apocalittici in sala e della presenza a sorpresa della più spietata delle selezionatrici dell’antologia, la scrittrice Loredana Falcone che ha decapitato 75 dei cento racconti pervenuti alla redazione di Historica Edizioni.
Due ore volate via, più veloci delle astronavi presenti nei racconti dell’antologia, chiuse dai ringraziamenti dell’editore Francesco Giubilei, probabilmente il più giovane editore italiano.
Alla prossima.



 

martedì 18 dicembre 2012

RECENSIONE | Cronache dalla fine del mondo


 
"La ventola gira sul soffitto.
La sua debole ombra trascina i miei pensieri, li trancia con le sue pale facendone coriandoli neri perfetti per questo inferno.
Molto tempo fa, quando aprivo gli occhi al mattino ringraziavo quel dio ormai dimenticato di avermi regalato un altro giorno di vita, ora mi si contorce lo stomaco perché mi rendo conto di non essere crepato nel sonno.
La ventola gira. Il sudore cola sulla pelle, l’umidità corre sulle pareti disegnando fantasmi di piombo che irridono questa non-vita. Non so più nemmeno che anno è. Come se poi avesse importanza. È solo un nuovo giorno. Tutto qua.
Mi alzo e apro le persiane per far entrare il grigiore del mattino nella stanza. Ormai il sole è soltanto un ricordo. Da quando è arrivato il grande buio, da quando queste fottute nubi nere hanno oscurato il cielo, sulla terra è calato un crepuscolo invernale, perenne e privo di colori. Un crepuscolo con il quale si potrebbe anche convivere, ma non in questo inferno. Un inferno chiamato C-4: la città fantasma nella quale sono confinato..."
(incipit del racconto di Sam Stoner "Comandamento Numero Uno")

 
di Sam Stoner
 
La giornalista e scrittrice Laura Costantini e l’editore Francesco Giubilei, patron di Historica Edizioni, al termine di una notte passata a sbevazzare rimasero sbalorditi di fronte alla notizia dell’imminente fine del mondo letta per sbaglio sulla settimana enigmistica. I fumi dell’alcol li convinsero che quei nanerottoli dei Maya erano più in gamba di Frate Indovino e decisero, seduta stante, di realizzare la raccolta dei più fantasmagorici racconti aventi come tema la fine del mondo. Come se ai lettori potesse fregare qualcosa di queste fantasie cialtronesche.
Ormai persuasi della necessità dell’opera chiamarono a raccolta centinaia di invasati dalla penna facile, selezionandone venticinque. I venticinque, compreso il sottoscritto, che costituiscono la banda di cialtroni chiamati impropriamente scrittori da qualcuno.
Nacque così l’antologia Cronache dalla fine del mondo.
Perché leggere quest’opera, vi starete chiedendo.
Diciamo che l’antologia può offrire spunti su cosa fare prima della fine del mondo, avendo chiaro quali potrebbero essere i tremendi scenari futuri. E qui una bella grattata di palle ci sta proprio bene. Le mie si sono ormai consumate.
I suddetti cialtroni, ancor più dei folli promotori, si sono dati da fare. Così, sfogliando l’antologia troverete di tutto. Da chi aspetta la fine del mondo consolandosi con una bella trombata in una stanza d’albergo, chi con un pompino sotto il Vesuvio, scrittori che si smanettano il “manico” sul balcone (no, non sono io…). Una cosa è certa, bisogna provare a infilarlo, visto che nel futuro chi proverà a farsi una sveltina creperà con dolore sempre che abbia a disposizione qualche donna e non un orto, anche se ben protetto da alte mura di cinta.
C’è anche chi delizia il palato con biscotti appena sfornati inzuppati in un buon moscato, il che è una gran bella consolazione. Topi permettendo.

Non mancano gli alieni, non proprio svegli visto che si lasciano fregare da ragazzine armate di fionda e da  mezzofondisti andati in bianco. Va meglio alle deità assortite (quelle dell’Olimpo), le quali mantengono un minimo dignità anche nella sconfitta. I cataclismi, invece, la fanno da padroni. E qui sono cazzi. Per non parlare della guerra nucleare in diretta tv.

Ci sono le donne. Donne in dolce attesa che prendono il volo nella speranza di un futuro migliore, donne che si godono la vendetta mentre si abbronzano alla luce di un sole notturno. Altre che figliano gemelli a tutto spiano, e altre ancora che respirano catrame dentro una grotta giocando a fare le boy-scout.

C’è anche chi finalmente trova il coraggio di essere se stesso, perfino di fronte all’autorità paterna, la sola fregatura è l’imminente fine del mondo, ma non sempre le cose vanno come dovrebbero. Lo sa bene Dio, che non può nemmeno regalarsi un fine settimana di pesca senza che gli umani mandino in vacca la sua amata Terra, soprattutto quando in circolazione ci sono imbranati astronauti senza patente intergalattica.
Per i nostri autori, piove anche durante la fine del mondo. In alcuni casi si tratta di meteoriti, in altri di magiche lacrime di due amanti. Una cosa è certa, nessuno può sapere in anticipo quale sarà la propria reazione, e così malgrado i morti e la distruzione capita che il bisogno di regole porti i superstiti a restare ordinatamente in fila tra le macerie così come altri decidano di spaccare crani come si potrebbe fare con una noce di cocco. C’è chi racconta il macabro con colore ed eleganza, anche se il bello, per alcuni, arriva migliaia di anni più tardi, in un futuro così lontano da sembrare irraggiungibile. Un futuro in cui Bolle Papali sul cataclisma sono diventate ormai reperti archeologici e dove le nuove civiltà guardano con sospetto ogni sopravvissuto alla Voragine Definitiva, quella in cui un padre ignaro e un po’ fesso gettava sedie per diletto dei propri figli.
Le buone abitudini, però, restano. Come quella di banchettare felicemente. Anche se qualcuno preferisce del semplice pane e acqua alle prelibatezze offerte, instillando nel lettore il sospetto che alcuni enigmi siano destinati a restare per sempre irrisolti.

Vi starete chiedendo io cosa ho scritto. Da buon estimatore del genere femminile, nel mio racconto dal titolo “Comandamento Numero Uno” ho parlato di sesso. Il titolo è un chiaro riferimento ai Dieci Comandamenti, in particolare al comandamento che recita "Non commettere atti impuri". Un cattolico in perenne conflitto con i propri dogmi come me si è posto il problema della procreazione dopo la fine del mondo. Ho immaginato i nuovi capi come dei prelati nazisti. Non dico altro.

Ma vediamo tutti i racconti.
27 giugno 1973 di Marco Scaldini
Una cosa è sicura, Marco Scaldini è un vero appassionato di atletica, come pure appassionato di tale Marcello Fiasconaro, primatista degli 800 metri piani nel 1973, di cui io ignoravo l’esistenza. Il racconto è ben scritto e originale la trovata con la quale il protagonista cerca di eludere gli alieni, un po’ tordi, bisogna dirlo.
Viaggio alla fine del mondo di Marco Migliori
Protagonista del racconto è un bambino come anche sua è la voce narrante. Attraverso i suoi occhi ancora puri e ingenui, anche la fine del mondo assume la forma di un gioco mentre intorno a lui tutto si disgrega.
20.12.2012 di Aurelio Raiola
Assumere Aurelio Raiola lontano dai pasti. Ho letto il suo racconto durante la colazione e lo zabaione, per le inaspettate risate, mi è andato di traverso. Raiola inventa e non si riesce a capire dove voglia andare a parare, ogni periodo è una sorpresa. Sorpresa condita da risate, rigorosamente all’ombra del Vesuvio.
Le cose da salvare di Giovanni Stoto
Inaspettato e romantico Stoto in questo racconto in cui la famiglia è in primo piano. Sì, tra le cose da salvare, alla fine, le sole importanti sono le vite delle persone care. Tutto il resto perde importanza. Protettivo. Rassicurante. E come sempre, davvero ben scritto.
L’ultima notte al mondo di Alessandra Gaggioli
La Gaggioli ci ricorda che ognuno ha un proprio mondo e quindi ognuno ha una propria fine. Una fine alla quale segue un inizio. Il suo è un messaggio di speranza, invece di disperarci per ciò che perdiamo dovremmo guardare con curiosità ciò che arriverà.
Una lettera a Vostro Onore di Roberto Riccardi
La fine del mondo può essere l’occasione per confessare l’inconfessabile. Una confessione che in questo caso emoziona. Colpisce duro. Un boato silente che esplode nell’anima con rabbia, fragilità, amore, risentimento. Ed ecco che tutto si può dire, anche ciò che sembrava impossibile.   
Cronaca di un’apocalisse annunciata di Alessandro Bastasi
La sferzante ironia del racconto conquista attenzione e sorrisi. Originale, e creativo Bastasi rielabora il tema dell'Apocalisse costruendo il tutto sui dialoghi. Operazione complicatissima e riuscita. Ben pochi riescono a destreggiarsi con i dialoghi, Bastasi è uno di questi “pochi”. Incipit che cattura senza mai mollare la presa.
Wakham di Marco Sisi
Per Marco Sisi non ci sono catastrofi naturali né alieni. L’uomo fa tutto da sé. È il solo racconto che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Succede sempre quando un evento narrato è realistico e possibile. Una fine del mondo che viaggia inesorabile sui media lasciando tutti noi, inermi spettatori della follia di pochi uomini.
Chi ha detto che i topi non mangiano formaggio? di Fausto “Falconiere del bosco” Marchetti
Poesia. In questo racconto l’attenzione è spostata sulle emozioni. L’ambientazione è campestre. Il protagonista è un uomo semplice, di quelli capaci di dare un colore nuovo alla realtà, di offrire una via di fuga dal razionale, di far riflettere sognando. Anche sulla fine del mondo.
Ogni venerdì di Marco Proietti Mancini
Fine del mondo romantica e intima. Come sempre la sua scrittura induce domande sulla propria esistenza. Marco ci chiede quale è la fine del mondo che affrontiamo quotidianamente, una fine molto più angosciante di quella dei Maya perché induce piccole incessanti mortificazioni che ci auto infliggiamo.  
Mezzogiorno di Pierpaolo Turitto
Racconto “magico” per Pierpaolo Turitto. Ancora un’ulteriore interpretazione della fine del mondo. In questo caso una fine eterna capace di ripetersi all’infinito contraddistinta da un amore che l’emblema di tutti gli amori, quelli contrastati dal fato. Un fato beffardo, ma forse anche generoso.
Fine del mondo in 3D di Ulissa Erre
La sconosciuta Ulissa Erre sa scrivere bene. E sa strappare anche qualche risata. Spesso ci si chiede perché debba esserci la fine del mondo, la risposta è una sequela di giuste quanto scontate  motivazioni. Ulissa è riuscita a dare brio e vivacità a questa risposta, sorprendendo il lettore nel finale.
Lui tornava a casa di Stefano Olivieri
Alternanza di ruoli in questo racconto. Due i protagonisti: lui, extra comunitario alla ricerca di un luogo dove fermarsi e lei, laureanda con una vita agiata alle spalle. Vite che si incrociano a ridosso della fine del mondo, e forse è più di un semplice sfiorarsi.
Alla fine sempre in coda di Carlo Vecchiarelli
Ininterrotto flusso di coscienza del superstite al cataclisma. Linguaggio forbito, pieno. Una lettura non per tutti i palati. Una scrittura che agli antipodi con quella del racconto che segue. Una scrittura quella di Vecchiarelli che funziona. Interessanti considerazioni sul collasso sociale e sulla natura dis-umana.
Il giorno in cui Camilla ed Ettore salvarono il mondo di Carlotta Borasio
Come dicevo, la scrittura di Carlotta si contraddistingue per una apparente semplicità che altro non è che la capacità di far calare il lettore nella narrazione facendolo sentire a casa. L’autore scompare, rimangono i protagonisti, in questo caso bambini, quanto mai reali e a più dimensioni.
Il buco con la terra intorno di Fabio Assumma
Grazie a Fabio per la sua comicità. Ci voleva qualche risata a questo punto dell’antologia. Il suo racconto sembra essere una scena del mitico film di Mel Brooks, “Balle spaziali”. Dialoghi surreali e situazioni folli. Il tutto ambientato in una navicella spaziale con due protagonisti pazzi.
Il silenzio perfetto delle ultime cose di Fabrizio Billero
Un appartamento, la fine del mondo e un uomo. I suoi pensieri, la paura continuamente stigmatizzata ma onnipresente. L’intima angoscia, il desiderio di sfuggire al presente, la rassegnazione, la sconfitta. Il tutto legato non alla fine del mondo ma alla propria vita. Una vita di silenzi che alla fine si sposa con il silenzio perfetto delle ultime cose. Un vero Noir.  
L’immondo dopo la fine del mondo di Giuseppe Astore
Fantasy molto attualizzato. Quasi alla Tim Burton. Scenografico, descrittivo. Costumi geniali. Denuncia di un mondo intossicato. Voglia di emozionare. Una solarità macabra e colorata quella di Storage. (recensione di Federica Gnomo)
Sole notturno di Donatella Righi
Scrittura forte. Dura. Incisiva. La Righi sputa le parole sulla pagina ed è un piacere leggerle. Direi che lo stile supera la storia. Due protagonisti che raccontano la stessa fine del mondo. Una fine che scivola via sulla loro pelle bruciata dal sole notturno perché in loro la sofferenza e il riscatto sono così grandi da andare oltre qualsiasi fine.
La rivoluzione di Vito Ferro
L’idea di un carcere come rifugio invece di una gabbia è originale e densa di simboli. Il tutto sorretto da una scrittura capace e consapevole. Due i protagonisti, due voci diverse: da una parte la speranza e l’inquieta voglia di agire e dall’altre la cosciente maturità. La fine del mondo si sente, si avverte, ma non si vede.
Uguale per tutti di Francesca Montomoli
Claustrofobico. La protagonista si trova in una bara: il mondo dopo la fine annunciata. Ne è cosciente ma scalcia. È la vita che non si arrende. Donna forte, risoluta, piena di risorse. Sono felice che ci sia questo personaggio nella raccolta, per ricordare la straordinaria forza della donna, troppe volte messa nell’ombra, per dare spazio all’uomo.
 
Comandamento numero uno di Sam Stoner
Racconto magistrale, il migliore mai scritto nella storia della letteratura mondiale. Stoner si supera, per stile, struttura e idee. Orwell avrà sicuramente viaggiato nel tempo per leggere questa meraviglia e poi scrivere il suo 1984. La denuncia per plagio ai parenti di Orwell è alle porte.  
Il mondo di sotto di Alexia Bianchini
Visone nerissima e spietata su ciò che seguirà alla fine del mondo. Fine che non è quella delle metropoli ma quella del cuore, dell’amore, della speranza. “Il mondo aveva perso colore” scrive Alexia, in realtà non parla del mondo ma dell’animo umano, irrimediabilmente perso.
Initium Novi Regni Iudeorum di Mario Borghi
La Chiesa. Sempre in mezzo. Anche in occasione della fine del mondo. Insomma, sembra che Dio sia alle dipendenza della Chiesa e non il contrario. Solo i potenti si salveranno tutti gli altri, poveri stronzi senza potere e soldi, creperanno.
 Il pranzo di ringraziamento di Enrico Gregori
Gregori sorprende, inventa, da origine a una società e a un popolo, i Neoviti. Ci ho messo un po’ per “entrare” nel racconto, ma alla fine ce l’ho fatta, impossibile da abbandonare alla prima lettura, la fascinazione che esercita spinge a rileggerlo. Non per tutti i palati, solo per quelli più raffinati. Gregori scomoda la leggenda di kaspar Hauser, enigma non solo del suo tempo ma, a quanto pare, di tutti i tempi.  

giovedì 13 dicembre 2012

Moscow's Fury, il mio tributo al crime

 

 

Moscow's Fury di Sam Stoner
Ebook 2012
Euro 1,99

Atlantis - Lite Editions
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Dalle mie ombre è nato Kirill Sivanicov, un giovane sbandato che vive le sue giornate nel distretto di Kuz’minki, uno dei quartieri più degradati della capitale russa, fra risse, assunzione di droghe e alcol e sesso occasionale.

Kirill, destinato per nascita a ingoiare merda e per destino a restituirla sotto forma di rabbia. Rabbia che a soli 16 anni lo porta a sfondare il cranio di un infame con una barra di acciaio, e poi di sopravvivere in uno dei più duri penitenziari di Mosca.

Kirill ha la violenza sulla pelle, sono le cicatrici
guadagnate sulla strada in risse e vendette.
Le sue mani sono sporche di sangue, un sangue ostentato con orgoglio, un sangue che gli permette di essere rispettato e salire di grado nella scala sociale della delinquenza di Kuz'minki, di avere tutte le donne che vuole e i gioielli che desidera.

In quel lembo disperato di terra dove vive, uccidere è il solo modo di sopravvivere, ma non sempre le cose vanno come dovrebbero, soprattutto se nel suo cuore resiste ancora un barlume di amore. Amore per la sorella, sua unica famiglia. È vero, lei si prostituisce per vivere ma è pur sempre sangue del suo sangue e quindi nessuno può mancarle di rispetto, nessuno può farle del male. Pena: la morte. Ed è in questa follia di vendetta che il mondo di Kirill si sbriciolerà in mille schegge letali.
Sam Stoner


 ANTEPRIMA

“Che la mia vita fosse una merda lo sapevo.
Ma non potevo permettere a nessuno di dirlo.
Né potevo permettere a nessuno di incasinarla più di quanto già non fosse.
Mi chiamo Kirill Sivanicov.
Un nome del cazzo, lo so. Ma questo mi ha dato mia madre. Forse perché quando sono nato avevo già la faccia da sbandato che ho adesso. Senza le due cicatrici, però.
Una sul sopracciglio destro a ricordo della mia prima rissa in un bar. L’altra vicino al labbro superiore. Sei punti di sutura messi a caso da un dottore fresco di scuola. Mi aveva preso per un pupazzo su cui allenarsi. Il taglio era il regalo di uno dei vecchi. Erano le prime bevute, le prime scopate e le prime risse. Mi sentivo un dio, pensavo di poter mettere a posto tutti. Feci lo stronzo con Anrej. Tempo dieci secondi e mi trascinò giù spingendomi il viso nel fango. Imparai a portare rispetto ai vecchi e soprattutto ad agire e parlare poco. Se devi dare una lezione a qualcuno fallo e basta.
Mosca è la mia città. Ma non è quella dei turisti o dei pezzi grossi che girano con l’autista per le boutique importate dall’Europa sulla Stoleshnikov Lane. È quella che nessuno vuole vedere, popolata da vite a termine. Vite come la mia...”

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(Euro 1,99) 





domenica 25 novembre 2012

RECENSIONI: Chester Himes | Corri, uomo,corri


 
di Sam Stoner
Ciò che emerge dalla lettura di questo splendido romanzo è la minuziosa descrizione di ogni particolare: ambiente, personaggi, atmosfere. Descrizioni che non appesantiscono la lettura ma che anzi la rendono più intensa. Interessante anche il fluire dei pensieri dei personaggi, prede e cacciatori. Un alternarsi di pensieri che delizia. Nessuna azione è compiuta senza l’esauriente esposizione dei motivi alla base di ogni parola e gesto. Il lettore assiste,  senza chiedersi mai il perché. Tutto è spiegato. Eppure, non si riesce mai ad anticipare una battuta o un'azione. Il motivo è semplice, i personaggi sono così reali e profondi da gettare un cono d’ombra sulle loro prossime azioni, seguite poi passo passo da una penna che sembra una macchina da presa.  La loro caratterizzazione è tale che è come se Chimes li scolpisse sulle pagine.
Il ritmo è avvincente, a tal punto da costringermi a divorare tutte le pagine. Non sono riuscito ad abbandonare la lettura.
C’è Woolrich, con la figura di un uomo solo che deve lottare contro eventi avversi e a lui ignoti. Un uomo che non viene creduto, lasciato solo con il proprio incubo.
Harlem negli anni Cinquanta
C’è il razzismo. Forte oggi e presente a tutti i livelli negli anni Cinquanta.
Himes rappresenta la realtà senza forzature.
Interessante la figura delle donne. Chester non crede molto in loro. Pronte a tradire anche il loro amore per una scopata. Già avete letto bene, per una scopata, sesso. Tutto qui l’universo femminile di Himes che prima tratteggia donne coraggiose, forti, indipendenti per poi farle precipitare in un baratro dal quale non possono più riemergere, solo la figura materna si salva. La madre votata al sacrificio per i propri figli.
L’incipit è davvero travolgente. Chester ci regala pagine meravigliose. Pochi potrebbero fare di meglio se non i grandissimi scrittori del passato. Himes  riesce a tenere in sospeso la scena iniziale per un tempo che sembra pari al battito di un ciglio e che invece va avanti per ben 38 pagine.
Grandissimo scrittore . Il crime/noir è suo.


Trama
Testimone involontario di un duplice, brutale omicidio a sangue freddo, il giovane studente nero Jimmy Johnson – che lavora come inserviente notturno in una tavola calda di Harlem – diventa a sua volta bersaglio dell'implacabile assassino, un agente di polizia corrotto e ferocemente razzista che vive in uno stato di perenne ubriachezza. Teatro di questa convulsa caccia all'uomo è una Harlem surreale e iperrealista, una sorta di girone dantesco i cui abitanti si dividono tra cattivi e ancor più cattivi, oltre che una Manhattan mai così ostile e impenetrabile, pronta a respingere chiunque bussi alle sue porte in cerca d'aiuto.


Chester Himes
Figlio di due insegnanti, Joseph Sandy Himes e Estelle Bomar Himes, che in seguito divorziarono, fin da ragazzo dovette constatare la discriminazione razziale quando suo fratello, ferito in un incidente, fu respinto da un ospedale per soli bianchi. Dopo essere stato espulso da una università, nel 1928 fu condannato a una grave pena per rapina a mano armata e fu rinchiuso nel penitenziario dell'Ohio. Lì riuscì a farsi rispettare scrivendo racconti, che vennero pubblicati su riviste dopo il 1931. Nel 1936 fu rilasciato in prova in custodia della madre. Continuò a scrivere e venne in contatto con Langstone Hughes che lo aiutò a entrare nel mondo letterario. Nel 1936 sposò Jean Johnson.
 
 
 
 
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Corri, uomo, corri
Chester Himes
Meridiano Zero (collana Meridianonero)
Euro 8,90
p. 288
Anno 2009 (scritto originale 1957)
Traduzione L. Conti