mercoledì 14 marzo 2012

Una vittima ogni tre giorni.


Una vittima ogni tre giorni. Queste sono le cifre di una guerra che si consuma tra le mura di casa: quella della violenza domestica.

Lo scorso anno, 142 donne sono morte per mano del proprio marito, compagno o ex compagno. L’uomo che un giorno ad ognuna di loro aveva detto “ti amo”. E che le ha uccise non potendo sopportare l’abbandono, la separazione e il rifiuto.
Il tutto nell’indifferenza di magistratura e forze dell’ordine. Il cui intervento avviene sempre e solo dopo che la richiesta di aiuto si è trasformata in una bara. E nell'indifferenza di vcini e familiari. Mentre parlerei di connivenza per i familiari dello schifoso bastrado.
Una donna devastata dalla violenza del figlio di puttana di turno. Del resto si sa che scivolando in bagno ci si frattura una gamba , un braccio, la mascella, lo zigomo e si hanno ecchimosi su tutto il corpo. Chissà… mi viene di pensare che il medico che ha soccorso questa vittima fosse uomo. Come gli uomini togati sempre “morbidi” con chi si diletta a passare il proprio tempo a massacrare di botte la “povera stronza” che gli capita sottomano.
Ragazzi potete fare come vi pare con la donna che avete al vostro fianco perché la legge vi tutela, la polizia scrolla le spalle per intervenire ci deve essere stato un reato…, gli assistenti sociali latitano, e se per caso si arriva in un tribunale senza cadavare non si può procedere a nessuna accusa. E poi chi dice che sia stata picchiata? Seviziata? Che venga umiliata e stuprata psicologicamente? Eh no, non si può provare.
Giudice: “Scusi signor “pezzodimerda” del disturbo arrecatogli. E lei signora la faccia finita di rompere i coglioni alle istituzioni, hanno cose ben più importanti a cui pensare.”
Una bella stretta di mano e, come ovvio, un calcio alla milza alla poveretta giusto prima di cena. Tanto per ricordarle che non conta niente.
L’unica via di scampo è il suicidio. Però, pensandoci bene potreste fare altro care amiche: riscaldare olio di semi di girasole e poco prima che bruci la padella versarlo addosso al bastardo che dorme in camera da letto. Oppure potreste procurargli un bel trauma cranico usando il mattarello. Da dietro, mentre guarda la tv e si sta appisolando.
E’ chiaro che qualcuno (maschio) potrebbe dire che sto istigando a commettere reati. No, sto impedendo che un bastardo commetta l’ennesimo omicidio impunito. Ma questa non è una buona scusa, lo so bene. Infatti in Italia la violenza domestica è commessa solo dalle donne, quelle perpetrata dagli uomini…non esiste. E’ pura fantasia popolare.
Ehi tu,cazzone! Mi fai schifo. Sì, tu che abitualmente prendi a schiaffi la tua compagna. Quanto vorrei prendere quella mano e schiaffartela su per il culo!!!

Sam T Stoner

http://www.nondasola.it/
http://www.zeroviolenzadonne.it/
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http://www.fioccobianco.it/
www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/Consi...

mercoledì 22 febbraio 2012

SAM STONER VINCE IL CONCORSO CORPIFREDDI 2012


Minchia sono primo a pari merito!
Le prime parole che ho pronunciato quando ho visto la classifica. E sì. perché gli 11 vincitori sono stati selezionati su oltre 150 partecipanti.
Me l'aspettavo? Diciamo che in me c'era solo il desiderio di strappare qualche risata a chi avrebbe letto la mia storia. Sì, perché pur essendoci molti morti e molto sangue, si ride. Qui è il bello. A quanto pare il meccanismo ha funzionato. Ora dovete leggerlo voi.
E anche se non è bello ridere in faccia a un morto, a volte non se ne può fare a meno.

I VINCITORI


1 - Simone Togneri - Altrove *
1 - Sam Stoner - Elvis Rosso Sangue *
2 - Riccardo Carli Ballola - Cenere alla cenere **
2 - Paolo Bartolozzi - Un racconto davvero orribile **
5 - Rudy Salvagnini - Pactum Sceleris
6 - Luca Rinarelli - H ***
7 - Federico Pergolini - Cacciatori e prede ***
8 - Fabio Giofrè - La realtà sopra le cose ***
9 - Damiano Celestini - Rock the Casbah ***
10 - Antonino Fazio - Lavoro notturno ***
11 - Afra Tresoldi - Body ***

I PREMI
- Per gli 11 selezionati, contratto di pubblicazione su piattaforma telematica in formato ebook-serial e distribuzione sul mercato tedesco, svizzero e austriaco, con 20% netto sulle vendite;
- Ai primi 3 classificati, suddivisione dei libri messi a disposizione dalle Case Editrici sponsor;
- Tra tutti coloro che hanno inviato i manoscritti, assegnazione ad uno dei racconti in concorso della trasposizione in cortometraggio ad opera della Casa di Produzione Laboratoia.

RINGRAZIAMENTI
Alla redazione di Corpifreddi che nel selezionare 150  racconti da 50 mila battute ognuno avrà sicuramente lasciato sul campo qualche cadavere.
Alla Chichili Agency e inarrestabile Roberta Gregorio.
A Peppe, Dario e Isacco della casa di produzione filmica Laboratoia che darà vita alle parole di uno dei racconti tra quelli inviati in Redazione.
Alle Case Editrici, che hanno sponsorizzato l'evento Fazi, Polillo, Elliot, Giano, Baldini Castoldi Dalai, Garzanti, Edizioni XII.

BLOG CORPIFREDDI
SITO CHICHILI AGENCY ITALIA

venerdì 17 febbraio 2012

MARY SHELLEY PROJECT MAGAZINE - LA RIVISTA



Mary Shelley.
Tutto inizia dalla passione e la follia di tre scrittori, Violet Blunt, Sam Stoner, Cornelia van de Kamp. Passione per l’horror letterario. E non.
Il terrore, quello vero, nasce nella testa degli artisti. Loro, con la follia che li contraddistingue, riescono a scavare nelle paure più profonde dell’uomo. Gli basta una penna e un foglio di carta, o una tela ed dei colori o ancora una pietra da scolpire o una lastra da incidere.
Ed ecco nascere Mary Shelley Project Magazine.
Lei, Mary Shelley. Una donna capace di creare un’icona horror senza uguali. Una donna, perché MSP è femmina. La redazione, infatti, è composta quasi interamente da donne.
Oltre i già citati Sam Stoner, Violet Blunt e Cornelia van de Kamp, la redazione di questo numero zero si compone di Cinzia Giorgio, Arthur Lombardozzi, Rosanna Mele, Paola Pegolo, Marco Proietti Mancini e Carmen Verde.
Ci siamo posti una domanda: Se Mary Sheley fosse il nostro editore cosa ci chiederebbe?
Ed ecco prendere forma una rivista di 50 pagine che vede proprio Mary Shelley protagonista nell’articolo di apertura Intervista dall’oltretomba di Violet Blunt seguita da un artico lodi presentazione di Clara Reeve e dall’intervista di Cinzia Giorgio a un’altra donna, Loredana Rotundo, agente letterario. Poi le opere folli di H. Bosch nello straordinario saggio di Rosanna Mele L’estetica dell’inquietudine, e le funeree digressioni nel mondo di morti tanto care a Cornelia van de Kamp con la rubrica Cimiteri e dintorni. Inconsueta la lettura del Don Giovanni da parte di Cornelia e Carmen Verde in Leçons de Ténèbres , opera nata, come scrisse Goethe, “dal genio demoniaco di Mozart”.
Non mancano le recensioni di classici horror e di nuove proposte e una recensione più approfondita dedicata a Danilo Arona ad opera di Marco Proietti Mancini. Il gotico, oltre ad essere macabro, è anche vezzoso. Ce lo ricorda Paola Pegolo nella rubrica il Prezioso e il Sublime. Le incisioni con una grande opera di Niccolò Pizzorno. Anche cinema, con il critico Arthur Lombardozzi e la sua incursione nel cinema horror italiano di Pupi Avati, con il quale sono cresciuti i “grandi” maestri americani contemporanei. Una sbirciatina nelle serie tv americane fantasy-horror con American Horror Story e Once upon a time e per finire qualche cazzeggio con arredi gotici che farebbero eccitare anche il sofisticato Conte Vlad.
Il tutto, incastonato in una grafica potente e ricercata coma mai nessun magazine di genere, italiano e non, ha avuto.
Molti gli argomenti che non abbiamo potuto inserire per motivi di tempo e che faranno il loro ingresso nel prossimo numero.
Il numero ZERO è pronto per dischiudere il suo oscuro mondo.
Non vi resta che scoprirlo.

pagina Facebook Mary Shelley Project
blog http://www.maryshelleyproject.com/
SCRIBD

lunedì 23 gennaio 2012

CHI E' SAM: Saudade

SexyTex - 2012 by Barbara Marin

di Barbara Marin

Questa é l'ultima cosa che scrivo, che faccio, che dico di Lui.
È che ne ho scritte, fatte e dette tante, non ricordo nemmeno la prima.
La prima volta con Sam, Sam Stoner.
Quando l'ho conosciuto mi disse che faceva lo scrittore, una presentazione piuttosto autorevole che incuriosirebbe anche le antenate di quella stronza di Eva.
Io - femmina, bianca, etnia europea, non appartenente alla categoria donne a basso mantenimento, fui colpita ferocemente sopra ogni altra cosa dal fatto che un tizio che scriveva così tanto parlasse così poco.
Lui é la sindone del silenzio. Il silenzio intelligente. Sì, perché Sam parla pochissimo. Sam scrive moltissimo ma parla pochissimo e quando parla non dice cose a caso - sarà perché tacendo ha tempo per pensare.


Sam Stoner
 Chi é Sam Stoner?
Anche io voglio dire la mia.
Ho spesso - in maniera del tutto ironica e provocatoria- affermato che Sam non é uno scrittore. Sam Stoner non sa scrivere- non sa scrivere e basta, intendo. Lui é un creatore di parole immaginifiche e di immagini parlanti. Lui é un regista, uno sceneggiatore, Lui le cose non le racconta, Lui le cose te le sbatte in faccia con sporchi, imbrattati, sarcastici ma casti turpiloqui. Leggere Sam Stoner é come aprire una porta ad un'opportunità: quella di vivere una storia. Quella storia. Sentirla completamente, fino all'orlo dell'ipofisi. Ricordo che leggendo uno dei racconti di cui talvolta avevo il privilegio di avere un'anteprima, sentii l'odore di un ospedale, i rumori degli strumenti in una sala operatoria, i rottami di un'auto graffiare l'asfalto, il dolore di un coltello sulla pelle, vidi un uccello volare, un libro chiudersi sbuffando polvere, un uomo morire sul marciapiede illuminato solo dalla luce di un lampione.


Sam Stoner é noir, é red, é rock, é hip hop.
Sam Stoner é un grazioso biondo personaggio che incarna fisicamente il sogno delle madri madre di ogni vergine del pianeta in età da matrimonio e dentro, un ideatore di drammi e patologie, crimini inimmaginabili. Conoscerlo é un'esperienza unica. Irripetibile.
Essere suo interlocutore poi, davanti alla bottiglia di acqua salutista da buon bevitore di non gassata, é come mettersi in discussione e cercare nell'ascolto, negli sguardi, nei gesti, i sottotitoli per capirlo. Mistero e incomprensione. Elegante mistero. Elegante incomprensione. Seduto sulla mia sedia dal primo al dessert, brusio di plurali che si declinano come aggettivi immaginari, immobile mi ha scossa più volte e mi son sentita una foglia, una vela tramortita dal Maestrale, un pezzo di carta su cui farmi scrivere sopra.
Non so se lo incontrerò mai più, Sam, Sam Stoner - le sue parole da un po' mi voltano le spalle - forse perché mi hanno già detto tutto ed ora ho finito le domande. C'é un magnifico termine nella lingua portoghese [sawˈdadʒi] - la saudade- una specie di ricordo nostalgico, affettivo di un bene speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di riviverlo o di possederlo. In molti casi una dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro.

Il titolo di questa recensione a Stoner é proprio Saudade.
Tra i più inconsueti e lontani dal mondo noir e apparentemente da Lui. Ma non é così, ma a pensarci, a rileggere, troverete anche voi la spiegazione di quella parola incastonata in queste righe, come un diamante che vorrei Lui custodisse.
Non so se incontrerò mai più Sam, Sam Stoner, il più pericoloso scrittore vivente, il mite uomo miccia che inaspettatamente ti fa saltare in aria, gli basta un avverbio e deflagri insieme ai tavolini di un bar.
Le uniche esplosioni che posso permettermi sono quelle di gioia, quelle che sono certa mi prenderanno alla gola, quando finalmente, dopo una serie di incompetenti, stupidi, ignoranti editori, arriverà quello che capirà qualcosa di scrittura e lo sbatterà in copertina e sugli scaffali di una libreria di quelle fighe, a sei piani. A Sam piaceranno entrambe le cose, essere sbattuto e soggiornare in libreria.

Buona fortuna scrittore, una fortuna sfacciata come le tue chiuse meravigliosamente irriverenti. E' così che ti cito per salutare i tuoi fan. Questo é Sam, quello che io ho conosciuto, Sam, Sam Stoner. E ora che avete letto, "levatevi dai piedi" [cit.]

UP (e ci siamo capiti)
Barbara Marin


SEXYTEX - 2012 by Barbara Marin

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martedì 10 gennaio 2012

Un "Bonsai" decisamente Noir



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Bonsai. La mia prima pubblicazione. Un grazie speciale a Cinzia Giorgio (nella cinquina dei finalisti al Tedeschi 2011), la sola a credere nella scrittura di uno sconosciuto, con le suole sporche di ego e le mani intrise di inchiostro e Hard Boiled. Ne sono passate di parole nel mio pc da quel lontano 2008. Come molti sono stati i consigli di Cinzia, oggi cara amica. 
Questi tre racconti - La stanza,  Una morte mancata, Sei fuoristrada - sono tosti. Mi piacciono. Mi ricordano di essere sempre duro nella scrittura, senza sconti e buonismi.

La stanza.
Racconto ispirato a una donna, quel fottuto angelo che mi ha rubato il sogno d’amore. Ma anche un racconto che parla di rapporti, dell’illusione dell’amore che la donna si porta nel cuore e che, a un certo punto della vita, attribuisce al primo romantico “sfila-mutande” che gli capita davanti. Non che tutti che gli uomini siano degli “sfila-mutande”. Spero.
Atmosfere noir anni ’30. Personaggi cesellati. Trama non propriamente plausibile, ma quello che mi premeva rappresentare erano alcuni meccanismi emotivi e la follia che ne può scaturire. Una follia blues.

Una morte mancata
Vi stanno sulle palle gli extra comunitari? Fate uscire il razzista che è in voi, altrimenti creperete. Sì, perché in questo racconto sono gli extracomunitari incazzati con gli italiani, pronti ad ammazzarli solo per scaricare la propria aggressività. Dite che gli “extra” non sono aggressivi? Io lo sarei se dovessi starmene tutto il giorno con il culo al freddo a lavare parabrezza incassando parolacce. Voi, no?

Sei fuoristrada
Quando i rapporti tra moglie e marito si esasperano non si sa cosa può accadere. In Italia il 14% delle donne subisce violenza domestica, ma il 93 % delle donne colpite non denuncia l’aggressione. Ho voluto dare un’occhiata in una di queste case per vedere cosa accade. E quello che ho visto, proprio non mi è piaciuto…
© 2012 by Sam Stoner


Titolo: Bonsai. Vivaio di talenti. Racconti tratti da un'esperienza di scrittura creativa

Autori Vari
A cura di Cinzia Giorgio
Prezzo: € 13,00
Anno 2008,
Pagine: 162
Rilegato
Editore: UNI Service

sabato 7 gennaio 2012

Sam Stoner Blog

REVIEWS: Richard Matheson | Io sono leggenda


di Sam Stoner

“Robert Neville. L’ultimo umano sopravvissuto, in un mondo popolato di vampiri.”

Da questa manciata di parole nasce il romanzo.
Matheson avrebbe potuto seguire molte strade, le più immediate sono due: quella splatter e quella d’azione; ma lui, scrittore del “non detto”, “dell’angoscia”, non ha neanche considerato queste possibilità. Doveva trovare un’altra chiave. Ed è riuscito a trovarla. Ma non è ha voluto svilupparla, sviscerarla, lavorarla di cesello. C’è e basta.
Per questo Io sono leggenda non mi è piaciuto.
Molto si è scritto su questo romanzo. Avevo l’assoluta certezza di leggere un assoluto capolavoro.
Per molti lo è, forse per tutti.
Non so se lo sia, ma una cosa la so: a me non è piaciuto.

Richard Matheson
Vediamo il perché.
Mi sono approcciato a Matheson come al padre di una narrativa fantastica che spazia dall’horror, al paranormale, alla fantascienza, al thriller. Autore eclettico e geniale. Quindi non mi aspettavo di leggere un romanzo sui vampiri, ma un romanzo che offrisse spunti diversi come la rilettura del tema dell’alienazione, della lotta tra il bene e il male, della elaborazione di una nuova società fondata su principi etici e morali inimmaginabili.
Temi presenti, questi elencati, ma non sviluppati.
È come se Matheson avesse scritto un lungo MAGISTRALE incipit e un finale claustrofobico. E nel mezzo?
Il corpo centrale del romanzo è assente.
Anzi, no. C’è. Ma è una svista. Una macchia sullo schermo che si cerca di grattare via. È un virus vampiresco, GENIALE, e mal sviluppato.
Tanto per cominciare il protagonista avrebbe dovuto essere un ricercatore. Un genio della genetica. Non un normale lavoratore.
Invece è proprio una persona nella media, e nelle sue mani questa affascinante idea del virus vampiresco diventa un giocattolo pericoloso che rischia di scoppiare in mano al lettore. Lettore che come me si chiede dove voglia arrivare Matheson. Ma non perché questa idea sia sballata, ma solo perché è un’idea che risulta folle in mano a questo protagonista: non sa nemmeno come si usa un microscopio, figuriamoci come può avere le competenze per arrivare a una conclusione del genere.
E nel momento che questa conclusione arriva, cosa se ne potrebbe fare?

I PREGI
Il capitolo 9
Il più terrificante. Raramente ho trovato capitoli così perfetti nella loro architettura pienamente drammatica. La morte, l’angoscia, l’eternità come un carcere maledetto, gli squarci interiori, i dubbi, il dolore.
“E, vagamente, nel profondo dei tessuti cerebrali che ancora si dibattevano, si chiedeva come potesse starsene seduto lì, non capiva perché la sua disperazione non lo schiantasse al suolo.”
Le ultime righe, del capitolo sono un suggello perfetto. Inaspettato. Un boato che fa sobbalzare l’anima. Si resta con la pagina aperta, stupiti e basiti. Matheson ci ha preso per mano fin dalla prima riga del capitolo per portarci fin lì, sul baratro dell’orrore, per poi spingerci giù. E la cosa folle è che è bello essere buttati giù da un genio come lui.

Prosa
Valerio Evangelisti nella postfazione di questa edizione di Fanucci 2008 parla di prosa secca e asciutta.
Non sono d’accordo.
Se può essere vero per altri romanzi, come Helen Driscoll, non è così per Io sono leggenda, ci sono pagine che ricordano gli slanci letterari di Faulkner intessuti nelle atmosfere nere di Kafka. Pagine che è necessario leggere più volte per apprezzarne in pieno l’emotiva forza vibrante. In alcuni passaggi, Matheson sfiora la poesia. E questo succede in quasi ogni capitolo. Quindi, parlare di prosa secca e asciutta mi sembra una vera castroneria, a meno che Evangelisti non abbia come riferimento la prosa che Mann esprime in La morte a Venezia. Se così fosse, la prosa della quasi totalità degli autori sarebbe secca e asciutta.

Per finire
Molte le lodi a Matheson.
Eppure Io sono leggenda non mi è piaciuto.
Troppe aspettative, forse.
Una cosa è certa, è un romanzo ricco di idee e di atmosfere terrificanti. Idee che altri autori hanno colto e sviscerato. Idee che spingono ad ampliare lo sguardo nell’approcciarsi a un qualsiasi tema.

È la lezione tipica di Matheson: non c’è argomento sul quale sia stato scritto di tutto. C’è sempre un punto di vista non colto.
Grazie Richard


© 2012 by Sam Stoner



Titolo: Io sono leggenda
Autore: Richard Matheson
Editore: Fanucci
Anno: 2010
Pagine: 208
Prezzo: € 12,90
ISBN: 978-88-347-1604-5
Traduttore: Simona Fefè

domenica 18 dicembre 2011

REVIEWS: James M. Cain | Il postino suona sempre due volte




“Ho sempre amato Chandler e Hammett e Hemingway, ma nel corso degli anni, sono giunto a pensare che Cain, con questo romanzo e La fiamma del peccato, era il padrone della macchina della scrittura hard boiled. Sebbene la sua reputazione sia alta, avrebbe potuto essere ancora maggiore se avesse scritto un minor numero di libri, che per me sono solo deboli spettri di questo piccolo gioiello perfetto."  Joe R. Lansdale


Torrido. Spietato. Tragico. Crudele.
Cain è hard boiled puro. Sbatte in faccia al lettore la cattiveria, l’inganno, la perfidia. Ci sono pagine che lasciano interdetti. Tale è la spietata ferocia che non ci si capacita che possa essere reale ciò che si è appena letto. E non si tratta di scene di sangue, anche se ce ne sono, così crude da far rivoltare lo stomaco dei più sensibili; no, ciò che stupisce è il totale sprezzo della vita altrui per perseguire un proprio interesse.
James M. Cain
E qui troviamo il tema centrale della narrativa di Cain ossia persone comuni che desiderano una piacevole vita ma non sono disposte a lavorare per ottenerla. Nella loro intima essenza si sentono al di sopra di chiunque.
Siamo nel 1934, i personaggi si danno del voi, sono tutti ben vestiti, cordiali, educati, rispettosi delle leggi e con una morale perbenista che non lascia scampo. E in questa cornice apparentemente perfetta, tutti sono pronti a sbarazzarsi di una vita come di un panno vecchio pur di perseguire i propri interessi.

La trama è semplice: l’incontro tra un ragazzo e una ragazza, Frank e Cora. Il male, sembra essere Frank Chambers, ma in realtà è solo una pedina nelle mani di una donna che lo stesso Cain definisce “uno dei più temibili e vessatori fantasmi femminili che abbiano mai abitato le pagine di un romanzo.”
Frank è un perdente, sempre messo da parte dalla società. Una persona ai margini, che cerca di ottenere un giro gratis nella vita. Frank è tutto quello che Cora ha sempre cercato, un gran bell’uomo con la forza di volontà di una marionetta, l'unica cosa che lei deve fare è tirare le corde.
Cora è bella, appetitosa come una mela lucida ma con il verme dentro. È tutto quello che una madre teme per il proprio figlio. Lei è calda ma la sua anima è di ghiaccio. È proprio quello che Frank Chambers cercava: un sogno carico di sesso.
E lei usa il sesso senza scrupoli. Non esita a farsi “fottere” da Frank sul ciglio di una strada a fianco del cadavere del marito, Fonte della Morte dalla quale sgorga sangue per dissetare i suoi assassini.
Non c’è da fidarsi degli uomini. Ancor meno delle donne. Figuriamoci di una donna come Cora.
E che maestro è Cain nel descrivere la sua natura, quella della perversa passione femminile. Una passione capace di portare alla morte, capace di autodistruggersi portando all’inferno se stessa e l’innamorato.
Cain mette in scena la loro distruzione in modo implacabile passo dopo passo, è come guardare qualcuno che cammina sui binari di una ferrovia con il treno in arrivo. Per Frank, è un suicidio dettato dal desiderio sessuale. Per Cora, è un suicidio dettato dall'avidità. C'è vera attrazione tra i due, ma non c'è fiducia. E come dice Cain “ l’amore quando è mescolato alla paura non è più amore. È odio.”

Il romanzo è un sottile meccanismo a orologeria nel quale ci sono continui capovolgimenti. Ogni fine porta a un’altra storia, ogni storia contiene in sé il gancio per la successiva. Un domino Noir magistralmente costruito. E perfettamente descritto da un titolo micidiale, solo apparentemente slegato dal romanzo.
Perché il titolo, Il postino suona sempre due volte,richiama alla mente la Morte, certa come l'arrivo del postino: se non si risponde alla prima chiamata, si dovrà rispondere alla seconda. Ed è proprio questo che accade nel romanzo: c'è la prima volta nella quale si perde l’occasione di raggiungere e afferrare la scelta sbagliata, ma questi personaggi apriranno la porta alla seconda occasione. E ad attenderli non ci sarà la consegna della posta, ma un destino scavato tra le pareti dell'inferno.

© 2011 by Sam Stoner


James M. Cain è stato il maestro della letteratura hard-boiled.
Il suo lavoro ha ispirato così tanti romanzi, film e perfino fumetti, che se fossero impilati uno sopra l'altro arriverebbero sulla Luna e oltre.
Nato a Annapolis, James M. Cain (1892-1977) ha studiato al College di Washington, a Chesterton, Maryland, guadagnandosi una laurea e master c'è. Ha lavorato come giornalista, sceneggiatore e romanziere. Molti suoi romanzi sono diventati film. Tre - Il postino suona sempre due volte (1934), La fiamma del peccato (1936), e Mildred Pierce (1941) - sono considerati dei classici del cinema americano.



mercoledì 7 dicembre 2011

L'ombra noir di Sam Stoner nell'antologia Paesaggi letterari



Era la vita che avevo sempre voluto e che adesso non mi interessava più. Una parte di me era rimasta nel corpo freddo e ammaccato di mia madre. Una parte di me era due metri sottoterra chiusa in una bara di mogano a far da pranzo e cena per i vermi.”

Linea d'ombra, il mio raccnto presente nell'antologia Paesaggi Letterari,  è un piccolo gioiello noir. Uno dei racconti a cui sono più affezionato e nel quale è possibile ritrovare molti dei temi a me cari: la famiglia, la violenza, la vendetta, la perdizione, il rimorso, il terrore, l'ingenuità perduta, l'amore che sfugge e costringe a compiere gesti efferati. Siamo in campagna. La notte è protagonista, come sono protagonisti il sangue e la terra. E la Linea d'ombra, quella che separa il bene dal male. La sola linea capace di muoversi nella nostra anima permettendoci di essere cattivi e puri nello stesso tempo.
Paesaggi letterari era il contesto perfetto nel quale incastonare questo gioiello. Ringrazio Historica e Francesco Giubilei per averlo reso possibile. Ringrazio Helen Esther Nevola per averlo ispirato.

Sam Stoner


Titolo: Paesaggi Letterari
Editore Historica Edizioni
Anno: 2011
Genere: Antologia di racconti 
Autori: AA. VV.
Prezzo : Euro 16,00
Per acquistarlo: librerie e Ibs

sabato 3 dicembre 2011

THE WRITER: Sam Stoner | Sulla rivista BEAUTIFUL!



Copertina di Sam Stoner


"Sfilò la fede e se la mise in tasca.
Del resto non si trovava lì come padre e marito, ma come single. Così c’era scritto sulla sua pagina di Facebook che lei aveva letto per più di un mese.
La pioggia batteva sul parabrezza. L’abitacolo era caldo e accogliente come sperava che fosse la sua passera.
Guardò l’orologio. Lei era in ritardo. Un’ora e sua figlia sarebbe uscita da scuola. Altro che scopata, con quel tempo risicato non avrebbe rimediato più di un pompino."


Pompino fulminante, è il racconto breve scritto per la rivista BEAUTIFULl! (http://www.beautifulcontrocorrente.com/) della talentuosa editrice e cara amica  Francesca Ancona che ringrazio per l'invito.L'irriverenza che contraddistingue la rivista mi ha ispirato questobreve racconto che offre una visione Noir, cinica e irriverente, di un incontro clandestino. Uno sguardo cattivo e impietoso, sia per lui e che per lei. Spero riusciate a cogliere l'aspetto grottesco della situazione. Una situazione che molti di voi avranno vissuto e vivranno. Magari sarebbe potuto toccare a voi, o chissà, la prossima volta finirà proprio così. Fateci un pensiero.Un caro saluto, Sam.

- per leggere sulla rivista Beautiful clicca qui

mercoledì 23 novembre 2011

Itinerari Noir: Marilù Oliva



Titolo: Fuego

Regia: Corpifreddi (Enzo”Bodycold” Carcello, Daniela Contini)
Protagonista: Marilù Oliva
Presentazione: sabato 12 novembre 2011
Caffè Letterario Books & Brunch - Roma

Capita di conoscere più i protagonisti dei romanzi che gli scrittori.
Così, capita di pensare che Ellroy sia un fottuto omofobo, razzista fascistoide e fuori di testa come i suoi protagonisti… ok, non l’esempio giusto visto che lui è proprio così. Oltre che essere un genio del cazzo. Ad ogni modo, andando alla presentazione di Fuego di Marilù Oliva mi aspettavo di trovare la versione ben pettinata e sorridente della Guerrera, la protagonista del romanzo. Per mia fortuna, adoro essere sorpreso.
Sono le 18.30. Entro nel locale. È pieno di gente. Libri, volti noti, vagiti. Sulla mia sinistra pile del romanzo di Marilù.
Faccio un passo verso il cesso per liberare la vescica messa a dura prova dai primi freddi romani ma vengo fermato dal romanzo. Con una voce femminile, indisponente e un po’ stronza mi dice: - Tu sei Sam, lo scrittore col nome del cazzo.
- Bello il tuo - rispondo. - Che ti rode?
- Vietato entrare senza il romanzo, ecco che mi rode. Tira fuori i soldi.
Smollo le banconote e con il romanzo sotto il braccio vado in bagno.
Uscito, leggero e temprato, prendo posto. A pochi metri da me un tavolo da conferenza e microfoni. I Corpifreddi accerchiano una bruna dagli occhi vivaci e un sorriso che molti prenderebbero per irresistibile, in effetti lo è ma non voglio darle soddisfazione.
Inizia il fuoco delle domande. Nel mentre sposto il portafoglio prima che qualcuno me lo freghi. Intorno a me solo scrittori. Gentaccia.
Marilù incanta, sciorina, declama. Confessa la propria ossessione per la scrittura. “Scrivo sempre appena ho un minuto. Lo stile migliora con il tempo”. Altre domande. Enzo “Bodycold” non la risparmia, come se fosse stizzito da qualcosa. È probabile che la Marilù, a pranzo, gli abbia fregato un cannellone di troppo. Lo capisco, io ucciderei per un rigatone in meno, figuriamoci un cannellone.
“Dalle donne che scrivono noir ci si aspetta sempre la caduta chick-lit. Non nei miei romanzi.”
La Contini la incalza. Marilù risponde a tono. “La Guerrera è come se diffondesse l’atmosfera nera nel romanzo. Il suo male di vivere che pensa non sia guaribile. Ma combatte comunque.”
Marilù legge qualche pagina. Le fiamme crepitano. Il Fuego. “Nel primo romanzo il tema centrale era la vendetta. Qui è il fuoco. Il fuoco non si può spiegare per la sua entità. Rappresenta ciò che non riusciamo a cogliere.”
La parola passa a Simone Caltabellotta, qui in veste di editor. È seduto nel pubblico. Sarà stato la spina nel culo di Marilù, penso, invece lei lo incensa. Poi scopro il perché. Il segreto è in una frase “Ho detto a Marilù che doveva rischiare”. Comincia a piacermi il lavoro di editor. Meglio che fare lo psicologo.
La Contini pensa a combinare inciuci, vuole sapere quale detective farebbe vorticare le ovaie alla Guerrera. Marilù non ha alcun dubbio: “Dexter Morgan”. Ci sarà un terzo romanzo con la Guerrera? “Finché il personaggio ha qualcosa da dire, lo farà”
Criptica.
La presentazione è terminata. Ci mettiamo in fila come in chiesa, invece di ricevere l’ostia consacrata da un prete, aspettiamo qualche ghirigoro sul romanzo. Io spero mi scriva il suo numero di telefono. Il mio fascino fa cilecca. Poi capisco il perché. L’attenzione di Marilù è tutta per il piccolo angelo che chiama a gran voce la poppata. Non posso competere. Rimedio comunque un sorriso.
Quello irresistibile. Be’, questa sera è andata più bene.

© 2011 by Sam Stoner


Titolo: Fuego
Autore: Marilù Oliva
Editore: Elliot Edizioni
Anno:2011
Pag. 256
Prezzo di copertina:16,00 euro

martedì 15 novembre 2011

Intervista gastronomica a Sam Stoner

Sam Stoner - Angie Cafiero
"Intervista gastronomica a Sam Stoner eclettico e misterioso personaggio, le sue passioni gastronomiche e non solo…" Angie Cafiero  ( http://www.angiecafiero.it/ )

Visto il mio idillio con il cibo, come potevo dire di no alla cara amica Angie quando mi ha proposto di sottopormi al fuoco incrociato delle sue domande gastronomico-letterarie. E così, tra pizza, Amatriciana e dolci, eccomi cucinato per bene, pronto per essere gustato dai vostri sofisticati palati.
Devo dire che di solito le interviste sono un po’ rognose, questa invece è stata divertente. Ho parlato di scrittura, di cibo, di donne. C’è altro nella vita per cui valga la pena vivere? Non per me.
Buona lettura e tenete a portata di mano qualcosa da addentare, alla fine avrete fame.

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lunedì 14 novembre 2011

Il Manipolatore di Michael Robotham

di Sam Stoner

Un grande primo capitolo.
Fulminante. Non per quella stronzata scritta in quarta di copertina della donna nuda con due scarpe rosse e la scritta puttana sul ventre in bilico su un ponte, ma per la scrittura.
Michael ci sa fare. Soprattutto nel capitolo di apertura. Scrittura pervasa da ironia, incastonata in una cornice noir di prima qualità. Nessun eccesso strambo, nessuna forzatura, solo una atmosfera sospesa e avvolgente. Cupa. Nera quanto basta.
E ci sa fare con i personaggi. Il protagonista, il professor Joseph O’Loughlin, fa un’entrata degna di una star di Hollywood. Leggi di lui nel primo capitolo e dici a te stesso che un personaggio così sei disposto a seguirlo anche nelle viscere della Terra.
Ed è proprio questo che succede. Si continua a leggere per lui, il professore. Poi entrano altri personaggi, tutti nitidi, mai forzati. Persino quello più caratteristico, l’ispettore Veronica Cray, riesce maledettamente credibile. Forse mi è simpatico grazie alle battute che Robotham gli mette in bocca, chissà. Ma c’è una cosa da dire, sono battute che funzionano.
Il cattivo, invece, è stereotipato al massimo. Avrò letto un 30% dei capitoli a lui dedicati, sono noiosi.
Riguardo la storia sono cazzi.
Sì, perché quando si mette una donna nuda su un ponte con un cellulare vicino l’orecchio e poi si fa saltare giù si ottiene un primo omicidio grandioso. Ma solo questo. La prima cosa che si pensa è che qualcuno abbia rapito il figlio della vittima. Non si scappa. Risulterebbe poco credibile il suicidio di qualcuno dopo la comunicazione che ha perso il frullatore a causa della mancanza di un bollino della spesa.
Quindi, plot prevedibile. Nessun giallo da scoprire.
Tuttavia, non mi sento di bocciare il romanzo. Si legge bene, è scorrevole, strappa sorrisi, i personaggi sono piacevolissimi, la moglie del protagonista è una zoccola patentata e mi piace come Robotham sgretola questa tipologia di zoccola, la più subdola.
Interessante anche la professione del protagonista, uno psichiatra. Siamo abituati a detective e ispettori con capacità intellettive da premio Nobel (ridicoli), almeno qui il protagonista è uno psichiatra e quindi l’analisi comportamentale trova un suo perché.

Se siete degli scrittori vi consiglio di studiare bene i personaggi di Robotham, per la storia fate riferimento ad altri autori.


© 2011 by Sam Stoner



Il Manipolatore
Michael Robotham
Traduzione di Sonia Comizzoli
Fanucci Editore
Anno 2010
Pag. 590
Thriller psicologico
La carta è gialla e i caratteri di stampa sono grandi. Ottima facilità di lettura.